Una settimana di follia, non sempre lucida, per la scuola italiana. A ridosso dell’esame di Stato (inizia tra dieci giorni). Alla fine, viste le ingiustizie possibili grazie al nuovo bonus Maturità da spendere per i test d’ingresso alle facoltà universitarie a numero chiuso, visto il rischio crollo delle iscrizioni a Medicina, Architettura, Ingegneria edile, il ministro Maria Chiara Carrozza ha deciso: niente anticipazioni dei test, si torna alle prove a settembre. E, ancora, entro mercoledì si rivede il bonus maturità.
Partiamo da qui, ministro. Come cambierà il bonus Maturità? Oggi chi prende almeno 80 centesimi all’esame di Stato ha diritto a un premio tra i 4 e i 10 punti che andrà a formare il voto per l’accesso alla facoltà.
«Abbiamo pensato di congelare il bonus, e forse sarebbe stata la cosa migliore, ma non è possibile: un decreto ministeriale non può intervenire su un decreto legge. Stiamo provando a ridurne l’impatto e a renderlo più equo. Resta il punteggio, ma la media dei voti non sarà più tarata sull’istituto scolastico dove si fa la prova, ma sulle singole commissioni. Terremo conto del voto di Maturità, nella prima versione si prendevano in considerazione anche i voti dell’anno precedente a quello dell’esame».
Non potreste allestire un Consiglio dei ministri e sostituire il decreto?
«Richiederebbe tempi lunghi, non ci sono. La materia è ampia, l’indirizzo immaginato dal mio predecessore era giusto, la realizzazione deve essere migliorata».
Quindi l’ex ministro Profumo non aveva sbagliato ad anticipare gli esami?
«I test a settembre sono in ritardo rispetto ai tempi delle università europee e gli studenti devono prepararsi per tempo alle scelte universitarie. Sono idee giuste. Però non vanno realizzate subito dopo la Maturità ».
E allora, se a luglio è sbagliato fare i test d’accesso, quando vanno fatti?
«Per il 2014 stiamo lavorando su un’ipotesi di anticipazione ad aprile. Accade già con i test di medicina in inglese. In questo caso, il voto di maturità non può aver valore visto che la Maturità deve essere ancora affrontata».
È pensabile che un test d’accesso universitario possa essere dato al buio? E se poi lo studente non passa la Maturità?
«Stiamo studiando, ma per avere un 2014 finalmente stabilizzato dobbiamo lasciar passare questa tornata. E gli studenti italiani devono cambiare prospettiva: l’ultimo anno a scuola deve essere dedicato anche alla scelta universitaria».
Cosa ne pensa del numero chiuso all’università, ministro?
«In Italia è necessario, per due motivi. L’accesso ad alcune professioni va contingentato rispetto ai bisogni del paese: spesso formiamo persone che poi vanno a esercitare all’estero. E il numero chiuso è legato alla disponibilità di attrezzature: non si può aumentare indiscriminatamente il numero degli studenti, ogni ragazzo ha diritto a un insegnamento di qualità».
Perché i test d’ingresso al primo anno? Perché tagliare le gambe a un aspirante medico o architetto su quiz di cultura generale e di logica?
«In altri paesi europei la selezione si fa all’inizio del secondo anno, quando le matricole iniziano a capire le loro attitudini allo studio delle materie. Si può valutare anche da noi, ma questa riforma richiederebbe un periodo lungo».
Lei, ex rettore della Sant’Anna di Pisa, conosceva le condizioni dell’università italiana.
«Sì, e infatti appena mi sono insediata ho chiesto la restituzione dei trecento milioni del fondo ordinario portati via dal governo Monti. Con quelli l’università è al limite della sopravvivenza, senza va sotto».
Ma dove li prenderà? Ha parlato di istituti finanziari pubblici europei.
«Non lo so dove prenderò i soldi, ci sto lavorando in questi giorni. Sarà il prossimo annuncio: le fonti per il rilancio della scuola pubblica italiana».
Ha detto che senza fondi si dimette da ministro.
«Sto trovando grande attenzione da parte del governo sulle questioni della scuola».
Quindi non si dimette.
«No, non mi dimetto».
Ha detto due cose, in commissione Senato, che le hanno garantito il plauso dei sindacati. Non capitava da anni.
«Ho detto che non si fanno buone economie sulla scuola bloccando il turn-over. La scuola ha bisogno di certezze, programmazione e insegnanti giovani. Poi ho detto che intendo varare un piano triennale di assunzioni per il 2014-2017, periodo che prevede 44 mila pensionamenti ».
Quindi, in un mondo con il turnover ripristinato, sono 44 mila assunzioni. Tutti presi dalle graduatorie dei precari?
«Ci sarà il giusto equilibrio tra assorbimento del personale precario e concorso pubblico».
L’ex ministro Profumo ha fatto ripartire i concorsi nella scuola dopo tredici anni. Sotto di lei i bandi continueranno?
«Sì. Ho rispetto per Profumo e le sue scelte. Sul concorso pubblico ha avuto coraggio».
CORRADO ZUNINO