Al via l’esodo da Nord a Sud dei docenti meridionali immessi in ruolo nelle province del settentrione e che intendono avvicinarsi alle province di origine. Quest’anno, infatti, è stato ridotto da 5 a 3 anni il vincolo di permanenza nella provincia di prima nomina.
E quindi non sono pochi i meridionali che potrebbero fruire di questo vantaggio inaspettato. É l’effetto della sottoscrizione dell’ipotesi di contratto integrativo nazionale che reca le disposizioni a cui dovranno attenersi gli uffici scolastici per disporre i trasferimenti e i passaggi, avvenuta il 17 dicembre scorso a viale Trastevere da parte dei rappresentanti dell’amministrazione e dei sindacati firmatari del contratto di lavoro, Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda-Unams. Secondo stime non ufficiali il fenomeno potrebbe interessare oltre 10mila persone. Che peraltro dovrebbero essere ampiamente rimpiazzate dal controesodo da Sud a Nord di diverse migliaia di docenti precari che, non trovando più lavoro al Sud, sarebbero già pronti ad emigrare nelle regioni del Nord in vista della riapertura delle graduatorie a esaurimento provinciali prevista per il prossimo anno. Quanto alla bozza di testo negoziale siglato il 17 dicembre, esso conferma sostanzialmente il contenuto dei precedenti contratti, ed è stata già inviata agli organi di controllo interni.
Dopo avere superato il vaglio dei tecnici di viale Trastevere, l’accordo sarà inviato alla Funzione pubblica e al ministero dell’economia per l’ok definitivo. Ciò perché, dopo l’entrata in vigore della riforma Brunetta, i contratti collettivi non dispiegano effetti subito dopo il raggiungimento dell’intesa tra le parti, ma necessitano di ulteriori controlli. Che peraltro ne rallentano l’attuazione. Talvolta fino a mettere a rischio la legittimità delle operazioni di avvio dell’anno scolastico. Basti pensare che la sottoscrizione definitiva del contratto sulla mobilità annuale del 2013 è avvenuta solo il 12 dicembre scorso. Dopo il placet di tutti gli organi di controllo, il testo potrà essere definitivamente sottoscritto e dispiegare effetti. Al contratto, poi, sarà data attuazione con un’ordinanza ministeriale. Che recherà anche i termini entro i quali gli interessati potranno presentare le domande. Domande che, nella maggior parte dei casi, dovranno essere presentate direttamente on line, utilizzando il sistema informativo del ministero dell’istruzione. Quanto alle novità di quest’anno, la più importante è costituita dalla riduzione da 5 a 3 degli anni di permanenza obbligatoria nella provincia di prima nomina da parte dei neoimmessi in ruolo.
La novità discende direttamente da un provvedimento, anche questo contenuto nel decreto Carrozza, che ha cancellato il vincolo quinquennale introdotto a suo tempo su proposta della Lega. Anche se non del tutto. La preclusione del diritto alla mobilità interprovinciale per i neoimmessi in ruolo, infatti, prima del vincolo quinquennale riguardava solo i trasferimenti e non le utilizzazioni e le assegnazioni provvisorie. Adesso (Xetra: ADN1.DE – notizie) , invece, sebbene sia stato riportato a 3 anni, la preclusione riguarda anche la mobilità annuale. Fermo restando, in ogni caso, che il vincolo di permanenza non dispiega effetti nei confronti dei disabili e di coloro che assistono un familiare portatore di handicap grave in qualità di referenti unici. In più, nella parte del contratto che riguarda la precedenza prevista per chi assiste i disabili è stato chiarito che il beneficio vale anche per chi ha la tutela legale di un disabile. A patto che ciò risulti da un provvedimento dell’autorità giudiziaria. E ciò vale anche per la mobilità interprovinciale.
Un’altra novità da segnalare è contenuta nel quinto comma dell’articolo 1. Tale comma evidenzia la necessità di riaprire la contrattazione sulla mobilità, per quanto riguarda il sostegno della scuola secondaria di II grado, dopo che l’amministrazione avrà emanato la circolare sull’organico. Con tale provvedimento, infatti, secondo quanto risulta a Italia Oggi, l’amministrazione avrebbe intenzione di unificare le aree del sostegno. E ciò avrà sicuramente ripercussioni anche sulla mobilità. Il comma 5, peraltro, fa riferimento all’articolo 15 del decreto Carrozza, che non fa alcuna menzione di organici e mobilità. L’articolo 15, infatti, si limita a prevedere l’unificazione delle aree del sostegno nelle graduatorie di II e II fascia a partire dalla prossima tornata di aggiornamento delle graduatorie. E poi, dal 2017 prevede l’unificazione anche della I fascia. Pertanto, qualora l’amministrazione dovesse decidere di unificare le specialità del sostegno già con l’organico del prossimo anno, l’intera operazione risulterebbe priva di copertura legale. E ciò finirebbe solo per alimentare il contenzioso. E con esso i guadagni dei ricorsifici. Sempre che il legislatore non intenda coprire il vuoto normativo con un ulteriore provvedimento d’urgenza. Del quale al momento non si ha notizia alcuna.
Carlo Forte