Settimana corta a scuola con lezioni da 50 minuti per risparmiare gas
Con la crisi energetica si vuole inserire la “settimana corta” a scuola, rinunciando al sabato e inserendo l’orario scolastico sugli altri giorni, ma questi sacrifici di orari e rientri pomeridiani può essere sostenibile per i ragazzi e le famiglie?
Ne ha parlato ieri il Ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi: «Le scuole devono essere le ultime su cui intervenire in merito ai temi energetici. Dopodiché ci sono le autonomie delle scuole: se una scuola decide di organizzare una propria struttura può farlo, ma si parta dalla didattica. La chiusura delle scuole il sabato per far fronte in parte ai problemi energetici? Io non ho mai chiusure di principio, ma il mio principio è: si parta dall’esigenza dei ragazzi e dall’esigenza di garantire un servizio nel modo migliore».
Mentre il comitato di famiglie “A scuola” (costituito nel 2020 da famiglie, studenti e anche insegnanti per contrastare l’uso intensivo della Dad) è favorevole alle lezioni di 50 minuti per far fronte alla crisi energetica, dichiarando: «è importante che questa decisione venga presa a breve: riceviamo notizie di istituti che già hanno deciso per la settimana corta, con i disagi orari del caso, per non trovarsi a dover riprogrammare e riorganizzare l’intero orario nel bel mezzo dell’inverno». Concedendo subito lezioni da 50 minuti si potrebbe ovviare ai disagi alle scuole che hanno già compiuto questa scelta e permettere a tutte le altre di preparare un “piano B” logico e sopportabile in caso di imposizione della settimana corta per tutti».
Sfavorevoli i sindacati, per lo Snals Confsal, «si tratta di una questione mal posta. La flessibilità didattica può e deve avere solo ragioni didattico-educative e in nessun caso può diventare uno strumento per ridurre i consumi di energia. È paradossale – sostiene il segretario generale Elvira Serafini – che dopo le assicurazioni ministeriali sulla didattica in presenza anche con casi positivi in classe, si prenda in considerazione la possibilità di far pagare alle scuole, agli alunni e al loro diritto all’apprendimento l’incapacità del governo di trovare soluzioni coraggiose per tagliare sprechi e inefficienze».
Anche il presidente dell’associazione dei presidi Dirigentiscuola, Attilio Fratta, condivide il pensiero del Ministro Bianchi, dichiarando: «pienamente d’accordo sull’esigenza di prendere decisioni per il bene degli alunni e non per problemi energetici che pure ci sono e che possono, come più volte evidenziato, essere risolti in altro modo e che, comunque, non devono avere ricadute sulla scuola, sull’organizzazione, sugli alunni e sulle famiglie. Quindi torniamo alla normalità senza sconti. La didattica, l’organizzazione, l’orario delle lezioni ovviamente – prosegue Fratta – non sono immodificabili per migliorare il servizio. Ma non possiamo essere d’accordo con il ministro quando fa il gioco delle tre carte! Un conto è garantire un servizio migliore, ben altro è scambiarlo con il risparmio energetico. Ci spieghi perché o come riducendo l’orario o adottando la settimana corta il servizio migliora».
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