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Rapporto OCSE sulla Scuola – La UIL chiede al governo di riflettere

Spesa per studente agli ultimi posti, stipendi bassi, pochi giovani in cattedra, eppure gli standard di apprendimento tengono

Di Menna: per dare qualità alla scuola italiana occorrono investimenti e riconoscimento del lavoro. Risorse, stabilità e sburocratizzazione le direttrici di intervento. Al ministro, che incontreremo lunedì prossimo, indicheremo le misure da attuare subito.

 

I dati contenuti nel rapporto Ocse confermano quanto la Uil Scuola ripete da tempo: una spesa per l’istruzione che non cresce, retribuzioni tra le più basse d’Europa, risultati nell’apprendimento che permangono di buon livello grazie all’impegno professionale degli insegnanti alle prese con classi sempre più numerose.
Non si tratta di prendere atto della situazione – aggiunge Di Menna – ma di assumere responsabilità nelle scelte: riproporremo al neo ministro Carrozza gli interventi urgenti, da fare subito.
Quello delle retribuzioni è un tasto dolente del nostro sistema di istruzione. Gli insegnanti italiani hanno stipendi inferiori alla media dei Paesi Ocse, con un divario che aumenta con il crescere dell’anzianità di servizio.
Il Governo pensa di bloccare i contratti e gli scatti di anzianità, è davvero fuori strada.
Bloccare i contratti e non consentire il pagamento degli scatti di anzianità sarebbe una doppia ingiustizia.
Per gli scatti di anzianità va aperto il confronto per individuare, così come è stato fatto negli anni scorsi, le risorse.
Sappiamo bene – sottolinea il segretario della Uil Scuola – che il contesto europeo e la situazione finanziaria consentono pochi margini di manovra. Pensiamo comunque che si debba operare, come hanno fatti i paesi europei più virtuosi: ridurre sprechi e privilegi davvero inaccettabili, qualificare la spesa pubblica.
Vanno spostate risorse a favore dell’istruzione. Attraverso l’istruzione, infatti, si costruisce  un processo di crescita economica, civile, di coesione sociale.

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