Da qualche giorno la vicenda degli specializzati sul sostegno con titolo estero, è ritornata di nuovo alla ribalta per via di talune dichiarazioni ventilate da sigle sindacali, in base alle quali, nell’imminente ordinanza di aggiornamento delle GPS , i docenti predetti andrebbero si collocati ma in coda agli aventi diritto.
E’ necessario evidenziare che tale provvedimento, qualora trovasse piena attuazione, potrebbe contrastare con i principi sanciti dalla Corte Costituzionale, nonché le ultime sentenze poste in essere dall’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato.
In primo luogo, l’inserimento in coda, potrebbe violare il principio di uguaglianza sancito dall’articolo 3 della Costituzione, così come richiamato anche dalla Corte Costituzionale ex sentenza n. 41 del 2011: il posizionamento in coda in spregio al merito da allora è incostituzionale, senza distinzioni di sorta.
In questo caso risulta chiaro che l’inserimento in coda creerebbe una disparità ingiustificata tra docenti con titolo italiano e quelli con titolo estero, penalizzando questi ultimi senza un motivo, e non solo; potrebbe contrastare con le sentenze dell’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato, (n. 28 e 29 del 2022), che hanno imposto al Miur di procedere col riconoscimento dei titoli esteri, salvo eventuali misure compensative.
Purtroppo nonostante il CIMEA avesse presentato il sistema ARDI (Automatic Recognition Database-Italia) , l’obiettivo risulta ad oggi pienamente naufragato atteso che, su circa 12mila istanze presentate, soltanto il 10 % di queste risulta essere stato preso in carico. Da qui, i continui contenziosi innanzi alla Giustizia Amministrativa, che vedono sempre soccombente il dicastero di Viale Trastevere.
Alla luce di queste considerazioni, è evidente che il mancato inserimento a pettine dei docenti con titolo estero non solo è iniquo e discriminatorio, ma rischia anche di violare la legge, generando inutili e dispendiosi contenziosi.
Invece di creare ostacoli, la scuola italiana dovrebbe valorizzare le competenze e le risorse di tutti i docenti, indipendentemente dalla loro provenienza.
Riconoscere il valore dei titoli esteri e favorire l’inserimento di questi docenti nelle graduatorie significherebbe:
a) contrastare la carenza di organico nel settore del sostegno, garantendo un servizio educativo di qualità a tutti gli alunni con disabilità;
b) arricchire il panorama didattico con nuove esperienze e professionalità;
c) promuovere l’inclusione e la valorizzazione delle diversità.
In un momento di grandi sfide per la scuola italiana, è fondamentale adottare un approccio lungimirante e inclusivo, superare divisioni inutili e soprattuto ridurre , se non evitare inutili contenziosi, che arrecano solo danni ingenti all’Erario dello Stato. Escludere i docenti specializzati al sostegno con titolo estero significherebbe impoverire il sistema scolastico e privare gli studenti di un’importante opportunità di crescita.
Per queste ragioni, è necessario rivedere l’ordinanza ministeriale e prevedere un inserimento equo dei docenti con titolo estero nelle graduatorie, garantendo il rispetto dei principi di uguaglianza e del diritto al lavoro.
Marco Bencivenga, Anief
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