IL PROVVEDIMENTO
ROMA Una trattativa che è durata mesi, tra governo e regioni, e che è saltata. Lasciando così le famiglie nell’incertezza e nel disorientamento. Sono 485 le scuole che “scompariranno” dal prossimo anno scolastico in tutta Italia. Le scuole cancellate negli ultimi tre anni salgono così a 2600. Sono le scuole sacrificate dal cosiddetto “dimensionamento”, l’obbligo di creare istituti con minimo 1.000 alunni per ridurre di fatto la spesa pubblica.
La trattativa serviva a definire la nuova geografia degli istituti scolastici dopo che la manovra Tremonti-Gelmini, nel 2011, ne aveva “tagliati” per un risparmio nelle casse dello Stato di 172 milioni di euro. Una trattativa che avrebbe dovuto restituire qualche scuola in più. E che invece si è conclusa con un nulla di fatto, se non con altri tagli. A dare i numeri del nuovo dimensionamento, proprio in questi giorni, è lo stesso ministero dell’Istruzione durante un incontro con i sindacati.
IL DIETRO FRONT
Eppure, una sentenza della Corte Costituzionale del giugno scorso (la 147) ha dichiarato l’illegittimità della norma perché il governo non aveva tenuto conto delle regioni che pure hanno competenza in materia. Da allora si è aperta la trattativa per trovare un’intesa. Si è arrivati a febbraio, con una bozza presentata dal ministero. Questo mentre le famiglie erano già alle prese con la modalità delle iscrizioni (avviate dal 21 gennaio), basandosi sulle possibilità «ridimensionate» dello scorso anno. Nella bozza il parametro era sceso a novecento alunni, ma all’ultimo momento non c’è stato accordo. Le regioni hanno fatto dietro front. Non si sono sentite garantite sugli organici del personale. E ciascuna è andata avanti per conto proprio. Nel caos più totale. C’è chi ha addirittura alzato il parametro originario: la Lombardia, fino a 1.025 alunni. L’Umbria l’ha accolto con delle eccezioni caso per caso, la Puglia l’ha ritoccato a 905, la Campania a 920.
LE FAMIGLIE
E così le famiglie hanno scelto tra istituti, dirigenti e offerte formative (i Pof) che potranno cambiare a settembre per questi ulteriori accorpamenti. Un taglio che ha pesato soprattutto sulle materne, elementari e medie che sono state accorpate quasi sempre in istituti comprensivi, mega-scuole che arrivano anche a 1.600 alunni. «E’ una situazione molto critica – sostiene la Flc Cgil che sul dimensionamento ha realizzato un dossier -. Le logiche devono essere quelle legate alla didattica e non determinate dai numeri. La stessa media dei 900 alunni non fa i conti con le specificità territoriali e non tiene conto delle ingestibilità delle scuole sovradimensionate». «La materia non può essere decisa dai soli Governatori», dice l’Anief, il sindacato guidato da Marcello Pacifico che denuncia: «Migliaia di docenti e Ata proprio in questi giorni stanno ricevendo la comunicazione che sono soprannumerari».
L’Anief dichiara battaglia per «ripristinare la legalità» e per questo ha avviato una serie di ricorsi ai Tar (i Tribunali amministrativi regionali). Per il piccolo sindacato le scuole “illegittime” mettono a rischio anche la validità degli atti rilasciati, come il diploma di maturità.
Alessia Camplone
Il Messaggero