Il Prof. Salvo Amato è fra i docenti più attivi in rete, amministra uno dei gruppi più corposi su Facebook, ProfessioneInsegnante.
Il gruppo vanta oltre 70 mila iscritti. Dopo il voto referendario il professore ha lanciato l’idea di una Costituente per la Scuola e a quanto pare molti movimenti di base l’hanno accolta con interesse.
Lo abbiamo intervistato.
Intanto chi è Salvo Amato?
Sono un insegnante di informatica non di ruolo arrivato alla scuola dopo diversi anni di lavoro in varie realtà aziendali. Qualche anno fa decisi di fare il salto dall’azienda a scuola perhcè affascinato dall’insegnamento. Ogni giorno mi chiedo se io abbia fatto una buona scelta ad abbandonare un incarico di responsabilità e ben retribuito per incarichi a scuola mal retribuiti e non di ruolo. Per fortuna la risposta la danno i miei studenti, solo loro possono dare una risposta positiva.
Lei amministra uno dei gruppi più popolari su Facebook, quanto la impegna?
Il gruppo nasce nel 2012 dopo aver conosciuto Libero Tassella, un collega di Napoli che aveva realizzato un profilo con Facebook, figlio di una rubrica che lui stesso teneva sulle riviste di Gilda ai tempi in cui ne faceva parte. Il gruppo impegna parecchio e senza dubbio toglie tempo ad altre attività. Ciò non tanto per via degli oltre 70.000 membri ma perchè diversamente da altri gruppi è molto partecipato e attivo con oltre 200 post al giorno. Moderare le discussioni è diventato un grande problema soprattutto in momenti caldi.
Che ruolo hanno avuto i social sul voto del recente Referendum Costituzionale?
Questo Governo aveva puntato proprio sui social per promuovere il Referendum Costituzionale. Gli stessi social si sono rivelati un boomerang. I social consentono a chiunque di dire la propria, diversamente da altri mezzi dove chi assiste non può dare un contributo alla discussione. Mentre in TV o sui giornali molti cittadini hanno dovuto leggere o ascoltare di tutto senza poter ribattere anche a monologhi del Premier, sui social lo stesso Renzi ha dovuto fronteggiare migliaia di commenti di protesta sulla sua stessa pagina. Gli stessi spot che sono circolati su Facebook sono stati presi d’assalto da diversi utenti con commenti critici.
Fin dall’inizio abbiamo fatto un sondaggio nel gruppo e deciso di schierarci a difesa della Costituzione. Le ultime settimane sono state pesanti. Abbiamo dovuto assistere all’intrusione di diversi personaggi, anche non docenti, che sul gruppo hanno tentato di convincere gli insegnanti per il Sì. Abbiamo avuto l’impressione che il gruppo fosse stato preso d’assalto da parte di soggetti che il 5 dicembre sono praticamente spariti.
Questo ci dice quanta importanza abbiano avuto i social per il Referendum Costituzionale
Analizzando le riforme dell’ex governo Renzi in materia di scuola, dove, secondo lei, ha fatto bene e dove no?
Ho seguito insieme a molti altri colleghi la nascita della riforma fin dal novembre 2014, quando veniva proposta in tour da vari esponenti del partito. Abbiamo assistito ad una escalation di arroganza mai vista in un governo italiano. Più i docenti manifestavano dissenso nei confronti di varie parti della riforma, più si assisteva ad un rincaro di dose di insensibilità e anche insofferenza da parte del ministro, sottosegretari e componenti delle commissioni intenzionati a calare la riforma dall’alto imponendola senza alcuna modifica.
Dovrei dire dove ha fatto bene ma non trovo nulla di buono neanche a sforzarmi. Non trovo buono neanche i bonus che sono stati semplice strumentalizzazione.
Per il resto potrei dire solamente ciò che spesso dico parlando con molti colleghi: la riforma ha precarizzato tutti. Lo slogan sulle assunzioni è stato un boomerang per chi le ha proposte soprattutto per la forma con cui sono state proposte. E le stesse assunzioni portano con se fratture insanabili. La riforma è stata capace di trasformare un momento intenso e positivo come il ruolo in un calvario. La riforma è stata anche capace di ignorare tutti i docenti che non hanno aderito al piano assunzionale. Essi sono diventati oggetto di vessazione per via di varie norme correttive e pezze che hanno finito per abbandonare i precari piuttosto che stabilizzarli.
C’è poi la questione del concorso con decine di migliaia di posti sbandierati. Quest’anno su 32mila posti non si sa ancora se siano stati 4000 o 5000 le immissioni in ruolo. Il resto è finito nel polverone della mobilità straordinaria. I posti vacanti ci sono ma sono rimasti al nord dove non sono neanche stati messi a concorso.
La cosa straordinaria di questa riforma è l’aver creato forti disagi assumendo, l’aver peggiorato la scuola spendendo soldi pubblici e l’aver lasciato scuole al nord senza docenti e precari ovunque nonostante gli sforzi economici.
E’ un miracolo che solo a pochi poteva riuscire: investire ingenti somme e peggiorare la scuola.
Sul Suo gruppo Facebook ha lanciato una proposta interessante ed impegnativa: una Costituente per la scuola, ce la descrive?
E’ la seconda volta che propongo una cosa del genere che ha lo scopo di smuovere un po’ gli animi di tutti i docenti di buona volontà e uscire allo scoperto.
Una volta appurato il fallimento dei sindacati che hanno praticamente perso di vista la vera scuola legati come sono a logiche politiche che non rispondono alle esigenze del mondo dell’istruzione, una volta constatato che molto spesso le organizzazioni sindacali si prestano a giochi di potere come abbiamo assistito negli ultimi giorni prima del referendum, è chiaro che i docenti non si sentano più tutelati dalle principali forze sindacali. Per non parlare degli strumenti di protesta. I sindacati usano mezzi del vecchio millennio, forti, come dicono di essere, del numero dei tesserati. Non hanno ancora compreso che si sono trasformati in meri uffici, disbrigo pratiche, caf e niente altro e che molto spesso le tessere sono oggetto di scambio per servizi del genere piuttosto che adesione militante ad una sigla in cui non ci si riconosce più.
Lo notiamo nel gruppo che ormai conta oltre 70mila membri. Ci rendiamo conto del malcontento di tutti i docenti nei confronti delle politiche adottate dai vari sindacati.
C’è bisogno, quindi, di un nuovo modo di difendere la scuola, occorre che i docenti prendano coscienza della situazione e si rendano conto che se non saranno loro in prima persona a difendere la scuola pubblica.
A proposito della Costituente, cosa chiede ai docenti?
Ai docenti chiedo di mobilitarsi. E’ finito il momento in cui si delega al sindacato la difesa della categoria. Sappiamo che non lo fa e lo abbiamo visto. I meccanismi usati dai grandi sindacati sono vecchi e anacronistici. Abbiamo visto che il governo portava avanti scelte di ogni genere giorno dopo giorno ed i sindacati rispondevano alle scelte dopo intere settimane. Sono lenti, enormi carrozzoni che non riescono più a muoversi intrappolati nella loro stessa burocrazia. Occorre che gli insegnanti si facciano carico delle istanze della scuola, quella vera, quella che vivono ogni giorno e ne siano testimoni e difensori. Occorre che gli stessi insegnanti si organizzino in comitati locali, si aggreghino costituendo un nuovo modo di fare protesta svincolato da giochi di potere e logiche anacronistiche.
Una Costituente della scuola pubblica deve tenere conto delle vere richieste di chi la vive tutti i giorni, deve coagularle in qualcosa di valido, deve andare oltre le proteste passando alle proposte vere e proprie, quelle che i sindacati non sono più in grado di fare. Una costituente della scuola pubblica deve trovare forme alternative di protesta perchè lo sciopero non funziona più soprattutto a scuola. Una Costituente deve studiare il comparto scuola, analizzarlo, capirlo al suo interno per fare serie proposte. E’ ciò che effettivamente non hanno fatto governo e sindacati. Ce ne siamo accorti in una serie di errori di calcolo clamorosi che hanno portato ad una riforma mostruosa. Numeri sballati, tempi sbagliati, si gioca con il futuro di 9 milioni di studenti e di un milione di operatori della scuola e questo non è ammissibile.
Qual è il suo giudizio sui sindacati della scuola, dove hanno fatto bene e dove no?
La legge 107 ci ha restituito molte informazioni interessanti. La prima rappresenta l’inutilità dei grandi sindacati. Si sono resi inutili durante il grande sciopero del 5 maggio 2015 quando non hanno capitalizzato la partecipazione di 700mila docenti, si sono resi inutili in tutte le trattative che non hanno prodotto niente. Ultimamente abbiamo assistito al totale abbandono dei docenti precari. I grandi sindacati hanno preferito occuparsi dei neo assunti, della mobilità su scuola piuttosto che su ambiti perdendo di vista concorso, nuovo piano assunzionale, tutela dei precari delle GAE. Avrei preferito che avessero capito bene che nella riforma la caramella delle assunzioni era avvelenata. Avrei preferito che avessero puntato di più i piedi su temi come la chiamata diretta o le deleghe in bianco di cui stanno parlando in questi giorni con il nuovo ministro.
Se lei fosse il nuovo ministro dell’Istruzione, quale sarebbe il suo primo intervento?
Io sono un povero precario, non ho i titoli nè capacità, nulla di ciò che serve per ricoprire quel ruolo. Tuttavia mi sento di dire cose chiederei al nuovo ministro.
Chiederei di cancellare tutti gli errori che si possono cancellare nella legge 107. Chiederei di mettere mano seriamente allo svuotamento delle GAE e ad un piano assunzionale che assuma i docenti nelle loro province di residenza. Chiederei di abolire la chiamata diretta, gli ambiti territoriali che si sono rivelati caotici, deleteri ed umilianti per i docenti. Chiederei di utilizzare tutti i fondi dei vari bonus per un aumento di stipendio che restituisca dignità ai docenti. Non è possibile che un docente guadagni meno di 1400 euro al mese e vada in pensione con uno stipendio che non supera mai i 2000 euro al mese dopo 40 anni di servizio.
Ringraziamo il prof. Amato per la disponibilità.