Presidi e docenti su trincee opposte? Così perde la scuola! E’ l’amara riflessione che fa Tuttoscuola.com che ovviamente condividiamo e riportiamo sulle nostre pagine per darle massima visibilità fra lettori, docenti, studenti, personale ATA e famiglie. La scuola è una comunità, è l’agenzia formativa per antonomasia e proprio per questo non va divisa creando conflitti interni fra gli attori principali. Tuttavia la vecchia regola del “dividi et impera” in questo Paese non è mai tramontata. Di seguito l’articolo del portale di informazione scolastica Tuttoscuola.com
Desta una certa preoccupazione, e anche un po’ di tristezza, assistere allo scambio di (s)cortesie che caratterizza i rapporti tra i sindacati dei docenti e quelli dei dirigenti scolastici in questa ultima fase del dopo legge 107.
Oggetto del contendere è soprattutto la facoltà, attribuita per legge al dirigente scolastico, di assegnare riconoscimenti economici ai docenti da lui ritenuti più meritevoli di riceverli. È vero che dovrebbe farlo tenendo conto dei criteri definiti dal Comitato per la valutazione, ma è anche vero che potrebbe non considerarli, e perfino farne a meno, come ha sostenuto l’ANP in polemica con i sindacati, alcuni dei quali – in testa la Gilda – avevano invitato i docenti a non eleggere, almeno in questa fase, i componenti del Comitato di valutazione.
Se per l’ANP questa sarebbe quasi una forma di omissione di atti d’ufficio (al limite del reato), dal momento che l’elezione del Comitato è prevista dalla legge, per i sindacati il richiamo dell’associazione dei presidi al rispetto della legge da parte dei docenti è una “lezione di educazione civica” inaccettabile “men che meno dall’ANP”, responsabile di “attacchi infondati e gratuiti” ai diritti degli insegnanti, tra i quali c’è quello di esprimersi attraverso il Collegio dei docenti in materia organizzativa e didattica e quello di contrattare attraverso la RSU i criteri di assegnazione di risorse comunque destinate a compensi per il personale.
Lo scontro tra dirigenti decisi a far valere le loro competenze ‘a prescindere’ (dal contesto in cui operano, dagli orientamenti del Collegio, dalle RSU…) e insegnanti sindacalizzati che ne rifiutano a priori l’autorità e le funzioni sarebbe paralizzante e penalizzante per la scuola. Auspichiamo che le parti evitino di logorarsi in una incomprensibile (per l’opinione pubblica) guerra di posizione (tanto più laddove il tema del contendere sono premi e risorse aggiuntive, neanche si discutesse di tagli e sanzioni), arroccandosi su opposte trincee, e che trovino invece un terreno di convergenza all’insegna del dialogo e della condivisione. Una scuola è per definizione un’impresa collettiva, che richiede sinergie tra tutti i suoi attori. Altrimenti diventa una simil-impresa, però fallita.