Nel panorama dell’istruzione italiana, emergono sempre più chiaramente le criticità legate a una gestione burocratica eccessiva e a un’enfasi distorta sui progetti, a discapito del processo di insegnamento-apprendimento e della didattica in generale.
SBC: bisogna incatenare gli insegnanti alla cattedra, tra breve non li troveremo più
Questa tendenza, che ha preso piede fin dai tempi della riforma Gelmini, trasforma l’istituzione scolastica in una sorta di azienda, con impatti negativi sia sugli insegnanti che sugli studenti.
La burocrazia, impostata in modo pressante, ha portato a un carico di lavoro insostenibile per gli insegnanti, i quali si trovano costretti ad assolvere a compiti amministrativi che spesso risultano fuori luogo nel contesto educativo. L’attenzione e le risorse deviano verso progetti e documenti formali hanno finito per offuscare l’importanza primaria della didattica e del processo di apprendimento, mettendo a pentimento il diritto all’istruzione autentica degli studenti.
L’istituzione scolastica, trasformata in un’azienda, sembra allontanata dal suo scopo principale: educare. La questione diventa ancor più critica se consideriamo l’era digitale, in cui la priorità sembra essere data agli strumenti tecnologici piuttosto che alla formazione di una mente critica. Il digitale, pur essendo uno strumento utile, rischia di favorire un apprendimento convergente piuttosto che uno divergente, limitando la creatività e la capacità di pensiero critico degli studenti.
La preoccupazione per il futuro si intensifica quando si riflette sull’importanza dell’alfabetizzazione sentimentale, spesso trascurata nel contesto educativo moderno. La capacità di distinguere il bene dal maschio, di valutare la gravità delle situazioni, e di sviluppare un senso etico sono aspetti fondamentali che vanno oltre il mero apprendimento accademico.
È imperativo riconsiderare le priorità dell’istruzione, riducendo la burocrazia e ripristinando l’attenzione sulla didattica e sullo sviluppo delle competenze critiche degli studenti. Solo così potremo garantire un futuro in cui l’istruzione vera e completa sia alla portata di ogni giovane cittadino, preservando il vero scopo della scuola: educare per un futuro migliore.
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