HomeComunicato StampaIntelligenza Artificiale nell’istruzione: la ricerca MyEdu sullo scenario futuro

Intelligenza Artificiale nell’istruzione: la ricerca MyEdu sullo scenario futuro

E' possibile governare l'intelligenza artificiale? Ecco cosa è emerso al Forum di Camogli

Governare l’intelligenza artificiale rendendola uno strumento utile alle esigenze di studenti e insegnanti. Da un’analisi del team di ricerca di MyEdu, casa editrice milanese specializzata in contenuti digitali per la didattica, che ha presentato al Forum sull’Intelligenza artificiale del Festival della Comunicazione di Camogli le proprie analisi e le proprie esperienze, emerge un quadro ottimista, a patto che si investa nella formazione dei docenti.
 Gli strumenti di intelligenza artificiale possono essere utili agli insegnanti nella preparazione di test, e nella valutazione oggettiva dei risultati degli stessi. Inoltre l’AI può anche favorire l’inclusione didattica attraverso la generazione di mappe mentali, particolarmente utili nei casi di studenti dislessici. Di conseguenza, se il docente potrà utilizzare strumenti di intelligenza artificiale per preparare le sue lezioni o per testare gli studenti, attraverso test generati e verificati dall’algoritmo stesso, avrà molto più tempo per quell’aspetto “umano“ dell’insegnamento, che vede l’insegnante essere un coach dell’apprendimento, a supporto di studenti e studentesse, e delle loro unicità.

Particolare attenzione, però, va posta sulla formazione del personale docente: “L’intelligenza artificiale nella scuola può creare benefici e migliorare l’inclusione scolastica, a patto che si investa di pari passo nella formazione dei docenti e nella produzione di contenuti scientifici di qualità – spiega Mila Valsecchi, esperta di strategie dell’apprendimento e consulente editoriale MyEdu – Gli attuali sviluppi dell’intelligenza artificiale generativa stanno confermando che gli impatti saranno molti e profondi e in questo contesto è prevedibile un impiego sempre più importante nel mondo scolastico”.

Oltre il testo, l’AI per l’inclusione: le mappe mentali e cognitive

In un contesto di progressivo aumento di studenti con bisogni educativi speciali o disturbi specifici dell’apprendimento, come la dislessia, è fondamentale offrire strumenti su misura per i diversi stili di apprendimento. Un esempio pratico e già esistente sono gli algoritmi di generazione di mappe mentali e cognitive, di trascrizione di testi o di sottotitoli automatizzata, o l’utilizzo della stessa chat GPT per il processo di domanda risposta tramite linguaggio naturale. Uno studente con difficoltà di lettura può scegliere di imparare in maniera alternativa ascoltando una risposta dall’AI, studiando su una mappa e non su un testo scritto, trasformando un testo in immagini e visualizzarle invece che leggerle.

Strumenti come MyEdu offrono già una serie di supporti didattici generati da algoritmi di intelligenza artificiale: le mappe cognitive costruite in collaborazione con Algor Education, o la trascrizione dei testi, da formato scritto a formato audio, utilizzando una tecnologia AI di Text to speech con il suo partner AWS. La trasformazione delle metodologie didattiche diventa la conseguenza: attività cooperative tra gli studenti e utilizzo di contenuti da loro prodotti per creare lezioni in modalità classe capovolta; modelli efficaci che ingaggiano e motivano gli studenti molto meglio di una lezione frontale con un enorme risparmio di tempo rispetto al passato.

Test personalizzati e oggettività della valutazione

 

Questi processi sono già presenti nel mondo education, ma ancora poco utilizzati nella scuola italiana: permettono di produrre test personalizzati, avere una correzione automatizzata con indicazione del tipo di errore e indicazioni sulle modalità di recupero del singolo alunno: tutto questo in classe, in un millesimo di secondo.

Questi strumenti possono risolvere anche un’altra questione aperta nella scuola, quella dell’oggettività della valutazione. Il sistema italiano, infatti, delega la valutazione a ogni singolo docente, talvolta alla singola scuola, attraverso test di verifica in entrata o in uscita. Gli unici test nazionali sono i già molto contestati Invalsi. Nel resto del mondo, test e certificazioni standard del livello raggiunto, riconosciuti a livello internazionale in una specifica materia, come l’inglese o la matematica, sono una prassi diffusa sia nel mondo della scuola che nel mondo del lavoro.

L’intelligenza artificiale in questi casi può testare e certificare con oggettività migliaia di studenti anche in contemporanea, garantendo anche l’oggettività della valutazione, senza alcun pregiudizio consapevole o inconsapevole.

Non a caso, ad esempio per la certificazione della lingua inglese, necessaria per studiare in università anglosassoni o ottenere un visto di studio o lavoro nel Regno Unito o in Australia, tra le certificazioni più richieste ce n’è una gestita dall’intelligenza artificiale, che, grazie ad un “allenamento” durato un decennio, può, ad esempio, riconoscere le flessioni linguistiche della lingua nativa dello studente per potere meglio comprendere le flessioni e le pause linguistiche nell’esame di speaking.

Più tempo per l’umanità nell’insegnamento

Se il docente potrà utilizzare strumenti di intelligenza artificiale sia per preparare le sue lezioni, sia per testare gli studenti, attraverso test generati e verificati dall’algoritmo stesso, avrà molto più tempo per quella parte “umana “dell’insegnamento tornando ad essere un formatore di giovani studenti, meno portatore di nozioni, e più a supporto a competenze e socialità in classe, bisogni meno disciplinari, ma fondamentali per il futuro e per il corretto sviluppo dello studente e della sua crescita come cittadino nel mondo del suo futuro.

Gli investimenti nel fattore umano: più formazione per i docenti

Sono necessari grandi ulteriori investimenti in tecnologia nelle scuole? La risposta è no, non più di quelli che sono già in corso in questi anni. Le scuole e gli studenti necessitano un device: una lavagna o uno schermo interattivo per fare lezione in classe, un pc, ma anche e solo un semplice smartphone per studiare a casa. E potranno utilizzare contenuti basati sull’intelligenza artificiale in maniera rapida e efficace.

L’investimento vero dovrà essere fatto verso due direzioni: la prima è quella sul “fattore umano”, cioè sulla formazione dei docenti verso nuove didattiche e nuovi approcci di coaching: i docenti dovranno sapere utilizzare la tecnologia, delegando ad essa una serie di attività di verifica e controllo, approfittando anche delle nuove modalità di creazione di contenuti più ingaggianti per gli studenti. Dall’altra dovranno supportare gli studenti nella crescita personale e delle competenze del futuro, quelle soft skills che saranno fondamentali nel mondo che attende le nuove generazioni: senso critico, problem solving, creatività e così via.

La seconda direzione è quella dell’investimento sulla produzione di contenuti: di qualità, scientificamente validi e provenienti da fonti attendibili. Costruiti in maniera flessibile per soddisfare tutti gli stili di apprendimento, e capaci di motivare e coinvolgere gli studenti e le studentesse. Senza questi ingredienti, la tecnologia rimarrebbe fine a se stessa, e perderemmo una grande occasione.

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