HomeScuolaLa ministra smentisce la fake news dell'aumento delle ore per i docenti

La ministra smentisce la fake news dell’aumento delle ore per i docenti

Non si capisce il motivo della ridda di fake news che tutte le volte stravolgono il senso delle dichiarazioni della ministra Azzolina. E’ talmente paradossale che sembrerebbe una sorta di gioco orchestrato da chissà chi per mettere continuamente in cattiva luce la ministra: dalle gabbie in plexiglass, all’aumento delle ore dei docenti, giusto per citarne solo alcuni.

L’ultima smentita della ministra riguarda un articolo del giornalista Corrado Zunino che su Repubblica in merito alla questione di più ore per i docenti scriveva:

“… La deroga oraria chiesta, fino a 40 minuti, consentirà di liberare docenti per altre attività: il comitato ha calcolato che alle superiori ogni insegnante potrà recuperare 7 “unità orarie” a settimana, 10 alle elementari che consentiranno al maestro o professore di seguire nuove classi o nuove attività. Come da indicazioni della ministra, «nessun docente supererà il monte orario previsto dall’attuale contratto ». Ma la formazione, soprattutto digitale e sul virus, dovrà diventare obbligatoria”.

L’articolo è stato smentito, tuttavia è passato lo stesso il messaggio, basta leggere i vari gruppi social dei docenti e che grazie ad alcuni portali internet che gli hanno fatto da eco se ne sono convinti tutti. E dire che in un momento delicato come questo la corretta informazione sarebbe di aiuto a tutti: docenti, personale ATA, famiglie e studenti.

Suggerimenti: Come lavorare a scuola

La replica di Zunino

il ministero dell’Istruzione ha prodotto questo comunicato stampa:

Ad
Unmute

“Con riferimento ad articoli di stampa relativi alle Linee guida per la Didattica digitale integrata, il ministero precisa che questi sono basati su bozze che risultavano superate già nella giornata di ieri e contengono anche ragionamenti infondati. Nel testo, che sarà inviato oggi al Consiglio superiore della Pubblica istruzione per il necessario parere, non è previsto infatti, come riportato ad esempio da “la Repubblica”, che le lezioni siano di 45 minuti.

Nell’articolo, si sostiene inoltre che “non ci sono indicazioni per le scuole medie”. Le Linee guida contengono invece indicazioni, come è giusto che sia, per tutti gli ordini di scuola, specificando cosa fare in caso di nuova chiusura, per ogni fascia di età. Mentre per le secondarie di secondo grado, le indicazioni valgono anche per la ripresa di settembre. Qui la Didattica digitale potrà essere integrata, come ampiamente spiegato in queste settimane, con quella in presenza. Tuttavia risulta infondato il ragionamento secondo cui, sempre in base all’articolo, “tendenzialmente si formeranno” due gruppi per classe e “il primo sarà 5-6 giorni a scuola mentre l’altro 5-6 giorni a casa”. Un esempio estremizzato, derivante da una lettura distorta del documento, che non trova fondamento nelle Linee stesse e che le famiglie potrebbero facilmente scambiare, impropriamente, per una indicazione data dal ministero”.

La bozza delle Linee guida sulla Didattica digitale integrata, rivelata nell’articolo di “Repubblica” di oggi, è stata inviata dalla Direzione generale del ministero dell’Istruzione martedì 28 alle ore 18 alle cinque organizzazioni sindacali più rappresentative della scuola e a due organizzazioni di riferimento per i dirigenti scolastici e, su questa bozza, era previsto un incontro con le stesse parti al ministero, ieri alle 15,30 (incontro a cui i sindacati della scuola non hanno voluto partecipare). Prendiamo atto che il ministero dell’Istruzione, dopo averle diffuse alle parti sociali e averci costruito un confronto sindacale, oggi ritenga queste Linee guida superate. Non è la prima volta. Ribadiamo che nella bozza diffusa si parla dei 45 minuti di lezione a distanza: “… è opportuno che, all’interno dell’ora tradizionale di lezione, il tempo dedicato alla Didattica digitale integrata raggiunga al massimo i 45 minuti…”. Il ragionamento per cui “tendenzialmente si formeranno due gruppi e il primo sarà 5-6 giorni a scuola mentre l’altro 5-6 giorni a casa, la settimana successiva il contrario”, è, appunto, un ragionamento dell’autore dell’articolo illustrato come tale, separato dalle linee guide e basato su quello che decine di dirigenti scolastici delle scuole superiori hanno fin qui deciso e comunicato. Ribadiamo, quindi, la correttezza dell’intero articolo. (c.z.)

informazione scuola telegram

Informazione Scuola, le Ultime Notizie della Scuola in un click.

POTREBBE INTERESSARTI ANCHE...

altre news