“La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.” (Articolo 34 della Costituzione Italiana)
Proprio per favorire quei meritevoli, spesso economicamente poveri, che avrebbero meritato il sostegno dello Stato, la Costituzione in pieno accordo con don Lorenzo Milani, avrebbe dovuto creare borse di studio, assegni per l’accesso all’università e molto altro. Si è sempre fatto in realtà molto poco, anzi, peggio, si è fatta una selezione censitaria, i ricchi studiano anche se non sono brillanti, i poveri spesso lasciano gli studi e lavorano aiutando la famiglia, alcuni con mille sforzi studiano lavorando. I dirigenti del SISA si sono tutti laureati lavorando, studenti – lavoratori, altra categoria dimenticata dallo Stato e per la quale si fa troppo poco, nonostante le mille parole sull’educazione continua.
Don Milani diceva che la selezione è contro la cultura. Mettere la parola merito nel nome del ministero che dovrebbe essere dell’istruzione pubblica, ma che pubblica non è più grazie ai sinistrati che hanno rimosso l’aggettivo più che qualificativo, è una innovazione che resta difficile da intendersi almeno per il momento.
Che cosa si intende? Che un ragazzo o una ragazza che abbia votazioni più che meritevoli e voglia accedere agli studi universitari sarà finalmente aiutato?
Esiste poi un merito sotto i mattoni? Il 50% delle strutture scolastiche sono pericolanti, lo stato meritevole vorrà meritevolmente mettere mano all’edilizia scolastica? O dovremo ancora assistere ad ATA, docenti e studenti che muoiono tra i banchi?
Perché strade, ferrovie, scuole e ospedali sono le vere opere pubbliche che dovrebbero essere messe in sicurezza, di lavori pubblici e infrastrutturali vi è un gran bisogno, ma certo non di grandi opere.
Merito, dunque, che cosa si intende? Che i professori saranno più severi? La polizia è pronta a scortare tutti i professori che metteranno un 4 e finiranno sotto minaccia da parte di genitori non troppo educativi?
E ancora, la scuola sia seriosamente più severa, ma deve essere anche accogliente, capace di coinvolgere ed entusiasmare i discenti, compito della scuola è costruire i saperi, non selezionare.
Tra l’altro selezionare tra chi? Tra i pochi discenti che ci sono rimasti? Ma a Roma in via Trastevere lo sanno o fanno finta di non sapere che migliaia, non centinaia, lo ripetiamo, migliaia di ragazzi abbandonano gli studi e finiscono chiusi in casa, alimentando il fenomeno degli “hikikomori”, giovani che spariscono dalle scuole e dalla società, nella disperazione loro e delle famiglie?
Possiamo dire che un merito sarebbe riportarne a scuola almeno qualcuno e certo non farne scappare molti altri?
Insomma a parlare e blaterare di merito si fa alla svelta, in realtà i problemi sono tanti e sono seri e varrebbe la pena affrontarli. Attendiamo segni precisi, ve ne è bisogno, fuor di polemica, anche perché non è detto che si riesca a risolverli, tuttavia almeno bisognerebbe provarci.
Milano, 25 ottobre ’22
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