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Perché la scuola non è contenta del rinnovo del contratto?

E’ la domanda che si pone l’uomo della strada perché chi nella scuola ci lavora conosce il motivo del malcontento. Tutto ha inizio nel mancato rinnovo del contratto del 2009. Allora il governo, onde evitare di riconoscere gli arretrati, introdusse la famosa vacanza contrattuale di circa 10 Euro al mese. Tale manovra ha consentito a tutti i governi che sono arrivati dopo di non prevedere alcuna risorsa per il rinnovo del contratto del pubblico impiego. Anzi si iniziò ad operare alcune riforme a carattere sanzionatorio che tutto sommato sono state bene accolte dalla stragrande maggioranza, anche se i vari Brunetta non hanno esitato a definire fannulloni (fece di tutta l’erba un fascio) anche coloro i quali si fermano oltre l’orario di lavoro in ufficio per completare una pratica o per coprire, nel caso della scuola, un collega assente. Il tutto senza percepire un solo Euro. I media però davano risalto a quella decina di dipendenti infedeli (a fronte di 2 milioni di addetti onesti) che non timbravano il cartellino o che si macchiavano di altre truffe. La cosiddetta riforma Madia infatti è stata spinta da quest’onda emotiva, oppure è al contrario: si è deciso di dare risalto alla decina di dipendenti infedeli per varare poi la riforma, stabilite voi quale soluzione scegliere.

Il rinnovo del contratto non piace perché ha sanato gli anni precedenti

In arrivo il rinnovo del contratto punitivo

Il rinnovo del contratto è stato osteggiato dalla stragrande maggioranza dei dipendenti del contratto scuola perché hanno compreso che si tratta di una sanatoria, stabilite voi se definirla ottima sanatoria o sanatoria vergognosa. Noi ci asteniamo. In questi anni i dipendenti pubblici, stime sindacali, hanno perso qualcosa come circa 250 Euro al mese di potere di acquisto. Lo ha avvertito di più chi ha famiglia e vive con un solo stipendio, gli altri, forse, sottolineiamo forse, un po’ meno. Il rinnovo di ieri porterà in tasca ai dipendenti del comparto scuola un aumento medio pro-capite di circa 40/50 Euro, equivale al recupero di 1/5 del potere di acquisto perso in questi 9 anni.

Qualcuno sostiene che si tratta di briciole, così in effetti è, almeno secondo chi scrive. Perché il rinnovo del contratto ha dunque sanato 9 anni di vuoto con solo una quarantina di Euro a testa. Queste sono le critiche più accese. Però, sostengono i contenti, non sarà più obbligatoria la formazione, i permessi sono stati mantenuti e pure il bonus docenti. Consentiteci solo una piccola riflessione: la questione dei permessi non poteva essere toccata, sarebbe stato un continuo ricorrere al giudice del lavoro che avrebbe dato, senza dubbio, ragione ai lavoratori. L’obbligatorietà della formazione fuori dell’orario di servizio va pagata specie se appunto obbligatoria perché si tratta di ore di straordinario, anche qui un semplice ricorso avrebbe dato ragione ai dipendenti. Il bonus? Bisogna capire quanto realmente andrà in tasca ai dipendenti, attualmente c’è chi prende zero euro e chi ne prende 80, altri non arrivano nemmeno a 40. Tirate voi le somme, valutando le tabelle dei profili del personale ATA e quelli del personale docenti, considerate che non è così scontato che fra due anni il contratto sia nuovamente rinnovato, c’è sempre la vacanza contrattuale a farla da padrone. Gli arretrati? Pochi spiccioli. Le sanzioni? Se ne discuterà in contrattazione separata. Ad Majora

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