La riforma del sostegno riguarderà tutto il personale della scuola
La buona scuola prevede la riforma anche del ruolo del docente di sostegno.
Le questioni aperte sostanzialmente sono due e si vanno a configurare in quella che diverrà l’inclusione scolastica dopo la riforma.
Il nuovo docente di sostegno dovrà essere la figura cardine nel processo di inclusione scolastica, ma ancora non è chiaro se saranno stravolte o meno le competenze attuali e l’attuale percorso formativo che porta i docenti alla specializzazione sulle attività di sostegno didattico degli allievi disabili.
Le questioni ancora in sospeso riguardano le nuove mansioni dei docenti di sostegno e le carriere
Ritornando alle questioni ancora aperte: è in ballo la separazione della carriera con i docenti curriculari, in particolare per la scuola di secondo grado e come accennavamo, la formazione iniziale e in itinere dei nuovi docenti di sostegno.
Tuttavia la questione della formazione non può riguardare solo i docenti specializzati, ma deve riguardare tutte le figure che operano nella scuola, ad iniziare dai dirigenti scolastici, da tutti i docenti curriculari fino al personale ATA, tale richiesta è stata avanzata anche dalle associazioni dei disabili.
La formazione di tutte le figure non potrà che favorire la completa inclusione dei soggetti con disabilità.
In quest’ottica si sta lavorando anche alle nuove mansioni del personale ATA, in particolare dei collaboratori scolastici (ex bidelli), la riforma affiderà a loro la cura e l’igiene degli allievi disabili.
Le famiglie saranno escluse dalle decisioni
Proprio la delega della riforma del sostegno sta incontrando parecchia opposizione: la Rete dei 65 movimenti per il sostegno chiede il ritiro immidiato della delega perché non solo la riforma indebilirebbe, modificandola, gli effetti della legge 104, ma escluderebbe le famiglie da ogni decisione.
