Non vi è un concorso della scuola senza un ricorso
Ormai i precari storici che sperano nella stabilizzazione e che hanno tutti i requisiti previsti dalla legge o se preferite dal bando di concorso, sono costretti a fare i conti con i ricorsi che spesso sovvertono quelle poche certezze che i precari pensavano di avere.
Qualcuno ironicamente fa notare che la nostra repubblica non è più fondata sul lavoro, ma sui ricorsi e aggiungiamo noi, sugli studi legali che ormai pur di pubblicizzare le loro azioni legali non esitano di riempire la rete di banner pubblicitari e di azioni SEO utili a posizionarsi nei primi posti nei motori di ricerca, la visibilità è tutto e in questo caso porta ricorsisti.
Nella scuola esistono i ricorsi perché non vi sono leggi chiare e precise
Se in italia è semplice ricorrere su tutto, anche sull’aria che si respira il motivo è da ricercare nell’azione del legislatore. Ogni volta che emana una legge è come se questa legge prestasse il fianco ai ricorsi. In particolare nella scuola. Sembra che le leggi e i regolamenti siano scritti in modo tale che poi sia possibile ricorrere.
L’ultimo concorso riservato del cosiddetto transitorio è stato preso d’assalto dai ricorsisti, in questo caso dai dottori di ricerca. Di recente il TAR del Lazio li ha ammessi al concorso riservato FIT che porterà poi all’immissione in ruolo e non importa se i dottori non abbiano mai prestato un giorno di servizio della scuola, in barba appunto al bando che ammetteva a tale percorso “agevolato” solo i precari in possesso dell’abilitazione e con i giorni di servizio prestati nelle aule scolastiche.
