E’ finita la crisi, ne abbiamo assunti 150 mila (?), siamo fuori dal tunnel, i gufi adesso devono star zitti eccetera eccetera, ovviamente a fare da megafono i media sempre di più in mano ai politici e ai potenti. Nessuno però dice che i neaossunti con la buona scuola ancora non hanno visto un becco di un quattrino e moltissimi di loro sono stati assunti in regioni diverse da quelle di residenza. A fare il punto della situazione è Carlo Forte, di seguito l’articolo.
Docenti neoimmessi in ruolo senza stipendio. Il ministero ha trasmesso alle scuole i codici per inserire i neoassunti a sistema solo il 24 e il 30 settembre. E le segreterie non hanno potuto procedere alle operazioni di loro competenza per consentire ai docenti immessi in ruolo entro il 31 agosto di percepire lo stipendio di ottobre.
La spiegazione è contenuta nella nota 3/12755 emanata il 7 ottobre scorso dall’ufficio scolastico regionale del Veneto in risposta ad alcune segnalazioni fatte pervenire allo stesso ufficio da parte dei sindacati. Si tratta, peraltro, di una situazione generale che riguarda tutte le regioni. E a farne le spese sono i neoimmessi in ruolo delle fasi zero, a e b del piano straordinario di assunzioni disposto dalla legge 107/2015.
Che hanno lavorato dal 1° settembre e che avrebbero avuto diritto ad essere retribuiti tempestivamente allo scadere del termine mensile della prestazione. In ogni caso, salvo ulteriori ritardi, i diretti interessato dovrebbero ricevere le loro spettanze entro il mese di ottobre, probabilmente insieme alla retribuzione ulteriormente maturata.
Nulla di fatto, invece, per quanto riguarda i 500 euro per la formazione. Che secondo le anticipazioni del ministro Giannini, dovrebbero essere versati nel mese di ottobre con un cedolino a parte. Il decreto che regola il versamento e l’utilizzo di questi emolumenti, infatti, non è ancora stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Resta il fatto, però, che il provvedimento sarebbe già stato firmato dal presidente del consiglio. E quindi la pubblicazione, per quanto necessaria ai fini dell’entrata in vigore, dovrebbe essere una mera formalità. Il beneficio sarà corrisposto solo ai docenti di ruolo.
Sarà sospeso per un anno nei confronti dei docenti che, nell’anno in corso, siano stati fatti oggetto della sanzione disciplinare della sospensione. Questa preclusione, peraltro, non è prevista dalla legge 107. E dunque, i diretti interessati potrebbero avere gioco facile a farla disapplicare in sede giudiziale. La bozza di decreto prevede che le spese sostenute dai docenti per l’aggiornamento dovranno essere rendicontate.
E la documentazione sarà fatta oggetto di controlli da parte dei revisori dei conti delle istituzioni scolastiche dove prestano servizio i docenti interessati. L’esigenza di documentare le spese era già emersa in commissione bilancio al senato all’atto dell’emanazione del parere. A questo proposito, infatti, la commissione aveva raccomandato al governo di individuare un obbligo di rendicontazione delle spese.
Proprio per evitare che i docenti potessero utilizzare la somma anche per scopi diversi dal quelli strumentali. Il governo ha recepito l’indirizzo della commissione. Ed ha anche previsto che gli importi delle spese non conformi saranno decurtati dagli ulteriori 500 euro che spetteranno al docente interessato l’anno successivo.
Ma questo non basta a precludere l’insorgenza di eventuali responsabilità. Il docente, infatti, opera in quanto pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio. E viene in possesso dei 500 euro non a titolo retributivo, ma in ragione del suo ufficio. Tant’è che la legge vincola l’utilizzo del denaro così assegnato alla copertura di spese per l’aggiornamento e la formazione professionale. Pertanto, il docente che dovesse intenzionalmente utilizzare i 500 euro per scopi diversi, dandone una rendicontazione truffaldina, potrebbe incorrere nella responsabilità penale.