HomeScuolaSCUOLA: PERCHÉ SIAMO AL 32° POSTO TRA I PAESI INDUSTRIALIZZATI?

SCUOLA: PERCHÉ SIAMO AL 32° POSTO TRA I PAESI INDUSTRIALIZZATI?

Ci sarà pure un motivo per cui siamo all’8° posto tra le potenze economiche e al 32° posto come efficacia del sistema scolastico. La causa non è un mistero. Mentre i grillini passano il tempo in Parlamento tra turpiloqui vari e polemiche personali, mentre il PD ha appaltato alla CGIL le politiche scolastiche, mentre il Nuovo Centro Destra (e quello vecchio) appare in stato confusionale, il ministro Carrozza ha deciso di cambiare strada riguardo alla valutazione delle scuole sfruttando l’opportunità di nominare i cinque esperti del comitato che dovrà selezionare la rosa dei candidati alla presidenza dell’Invalsi. Le persone scelte ritengono che questi test, sebbene utilizzati negli altri Paesi OCSE, non siano di aiuto nell’individuare eventuali situazioni patologiche nel nostro sistema scolastico, anzi siano dannosi perché figli di una deriva quantitativa e irrispettosa della complessità del lavoro di un docente! Le idee dei membri che il governo ha scelto per questo comitato sono molto vicine a quelle di quei sindacati che vogliono una scuola pubblica gestita direttamente dallo Stato e rifiutano il diritto dello stesso Stato di misurare e valutare i risultati della sua gestione. La maggioranza di loro si è espressa contro l’operato dell’Invalsi e ritiene che i test non debbano continuare ad essere uno degli strumenti per misurare gli apprendimenti scolastici dei nostri figli in modo standardizzato e confrontabile tra classi e scuole diverse.

Sono le posizioni di chi non concepisce la possibilità di scuole pubbliche gestite da soggetti diversi dal ministero della Pubblica istruzione e al tempo stesso vuole per sé la possibilità di «autovalutarsi». In effetti è una soluzione molto comoda per tutti i problemi della scuola italiana: con l’autovalutazione saremo tutti bravissimi.

Un comitato con queste posizioni sceglierà un presidente che cambierà l’Invalsi e porrà fine alle misurazioni standardizzate introdotte negli anni recenti, per passare ad altre forme di valutazione delle scuole sulle quali fino ad ora si sono sentite solo idee molto vaghe e confuse. Magari un presidente designato dalla CGIL che non vuole che si sappia quali professori sono capaci di insegnare e quali no. Qui è in gioco una questione strategica per la crescita del Paese: ossia come risollevare la scuola italiana. La scelta di questo comitato è indice di un chiaro cambiamento di direzione rispetto a quanto fatto dai governi precedenti di qualsiasi colore, tecnici o politici, di destra o di sinistra. Il ministero Carrozza si sta rivelando come uno dei peggiori della serie negativa recente di ministri dell’istruzione Forse, l’ultimo ministro degno di questo nome fu la Falcucci esperta di questioni scolastiche e capace di assumere decisioni positive per la qualità del sistema istruzione.

Molte persone vedono nei test Invalsi uno strumento utile quanto il termometro che usiamo per misurare la febbre ai nostri figli: un indicatore imperfetto, ma relativamente poco costoso di una possibile patologia che deve poi essere studiata e verificata con ulteriori analisi approfondite. Uno strumento che consente misurazioni confrontabili, cosa impossibile da farsi con i voti dati da docenti diversi, ciascuno con i suoi criteri soggettivi. Un elemento da abbinare ad altri, per costruire l’insieme di informazioni di cui le famiglie hanno bisogno per scegliere quali scuole far frequentare ai loro figli.

Credo però che l’omertà sui livelli di apprendimento, manifestata dal Ministro Carrozza, si scontri con la voglia di trasparenza del nuovo segretario del Partito Democratico. C’è da chiedersi infatti come sia possibile che il candidato Matteo Renzi, che ha espresso ufficialmente la propria insofferenza per le posizioni conservatrici della CGIL, sia stato acclamato prima dal 52% degli iscritti del partito, e poi dal 69% dei simpatizzanti. Possiamo dunque sperare che, dopo quarant’anni di mancato controllo di quel che succede nelle scuole italiane, periodo in cui i livelli di apprendimento degli studenti quindicenni sono precipitati dal 12° al 32° posto nella graduatoria dei paesi industrializzati, la scuola pubblica possa risollevarsi.

Roberto Tripodi, [email protected],
Presidente regionale ASASi

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