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Scuola, un bilancio della Legislatura in chiaroscuro. Intervista esclusiva a Irene Manzi responsabile nazionale Scuola del Partito Democratico

Irene Manzi responsabile nazionale Scuola del Partito DemocraticoIrene Manzi responsabile nazionale Scuola del Partito DemocraticoIntervistiamo Irene Manzi responsabile nazionale Scuola del Partito Democratico, marchigiana di Macerata,  è stata parlamentare del Partito Democratico alla Camera nella precedente legislatura e componente della VII Commissione Cultura e istruzione.

Dott.ssa Manzi, qual è il suo bilancio sulla  diciottesima legislatura per quanto riguarda la Scuola i cui problemi sembrano ancora essere stati lasciati sullo sfondo, malgrado la pandemia e il PNRR  fossero un’occasione unica e per alcuni irripetibile per portare quei problemi in primo piano e risolverli o quanto meno avviarli a soluzione? 

La diciottesima legislatura è stata molto complessa sia per l’alternarsi di governi formati da maggioranze politiche differenti (e con idee, ovviamente differenti riguardo agli interventi da adottare in materia di istruzione) sia per la necessità di gestire un fenomeno inedito come lo scoppio della pandemia nell’inverno 2020, che ha visto succedersi periodi di chiusura (con la complessa gestione della didattica a distanza) ad altri di riapertura con conseguenze non di breve periodo sui percorsi di apprendimento degli studenti. Faccio solo un esempio: nel 2019 abbiamo assistito alla cancellazione- da parte del Ministro leghista Bussetti- del percorso di Formazione triennale dei futuri docenti e poche settimane fa- con il decreto legge 36- è stato reintrodotto nel nostro ordinamento un nuovo sistema di reclutamento docenti con percorso di formazione iniziale. E’ un esempio minimo se volete, ma ben rappresenta l’alternarsi di posizioni molto differenti nell’arco di questi 4 anni. Il bilancio della legislatura è in chiaroscuro per le tante difficoltà affrontate, ma ritengo che ci sono elementi, legati in particolare agli obiettivi di PNRR assegnati all’istruzione, che possono far ben sperare, perché affrontano proprio alcune delle criticità che toccano il mondo della scuola: il reclutamento docenti (con l’obiettivo ambizioso legato all’assunzione di 70.000 docenti entro il 2024, con concorsi banditi a cadenza finalmente certa e regolare), le risorse stanziate per il superamento dei divari territoriali e della dispersione scolastica, le misure a favore dell’istruzione tecnica e a sostegno dell’edilizia scolastica, fino al tema importante del dimensionamento scolastico. Non voglio dire che i problemi sono scomparsi o scompariranno di qui a breve, ma, piuttosto, che finalmente abbiamo mezzi e risorse per affrontarli. Sta a noi ( forze politiche e di governo) favorire, non solo il migliore investimento possibile di tali risorse, ma soprattutto un più pieno e consapevole processo di coinvolgimento e partecipazione del mondo della scuola a tale fase. Lavoro che, come Partito Democratico, stiamo cercando di portare avanti, ora come in passato. 

ll Governo inserisce in un Decreto Legge sul PNRR una riforma del reclutamento  nella scuola secondaria e una formazione incentivata come unica occasione di carriera per i docenti, i sindacati fanno sciopero e ne chiedono lo stralcio, ci può riassumere la posizione del suo partito in fase di conversione in legge del DL 36 e quali  sono le  prospettive anche  alla luce dei decreti attuativi, il primo un DPCM dovrebbe essere emanato entro il 31 luglio, al netto della crisi politica che si sta vivendo in queste ore. 

Conosciamo bene le criticità che hanno accompagnato il processo di approvazione del DL 36 – attuativo degli obiettivi di PNRR legati alla formazione iniziale docenti e a quella in servizio, oltre che alla Scuola di Alta Formazione- il Partito Democratico è stata l’unica forza politica che ha incontrato e si è confrontata ufficialmente nel merito, prima dello sciopero del 30 maggio, con le forze sindacali che lo avevano convocato. La nostra posizione riguardo al decreto- consapevoli della impossibilità di stralciare le disposizioni riguardanti la scuola proprio perché attuative di obiettivi di PNRR- è stata critica rispetto al contenuto di alcune disposizioni ( penso in particolare al tema del taglio delle risorse e delle cattedre o alla complessa questione legata alla formazione incentivata da affidare alla contrattazione collettiva e non alla norma di legge, con le modalità particolarmente restrittive previste nella versione originaria del decreto) ma propositiva. Il confronto svolto con sindacati, associazioni di settore, esperti ha dato forma e contenuto agli emendamenti che il PD ha presentato al testo, alcuni dei quali hanno cambiato in modo significativo e migliorativo quel provvedimento. Penso- solo per fare un esempio- alla possibilità data ai soggetti in possesso di 24 CFU di partecipare al concorso anche senza aver completato preventivamente l’intero percorso di formazione iniziale, all’eliminazione dei quiz a risposta multipla nel concorso o al più ampio riconoscimento del ruolo dato alla contrattazione collettiva riguardo alla formazione incentivata. Avremmo voluto di più: penso al riconoscimento di prove specifiche per i precari che tenesse conto dell’esperienza fatta o al nodo- problematico e non risolto purtroppo-  delle risorse che purtroppo non sono state ripristinate. E’ una sfida, quella delle risorse, su cui- al netto ovviamente della crisi politica in corso- dobbiamo continuare a misurarci, anche riguardo al rinnovo del contratto collettivo del personale docente, che sta impegnando il Dipartimento Scuola e tutta la segreteria nazionale- a cominciare proprio da Enrico Letta- in queste complesse settimane.

Dispersione scolastica, tra le polemiche sui criteri di distribuzione, arrivano i primi 500 milioni di euro. Alcuni esperti di problemi scolastici sostengono che  spesso si interviene sugli effetti e mai sulle cause, si pensi alla cosiddetta dispersione implicita. Ben due governi Conte 2 e Draghi nulla hanno fatto per rivedere i parametri di formazione delle classi e per molti una delle cause della dispersione se non la causa principale è  proprio l’eccessivo numero di alunni nelle classi. 

Abbiamo seguito anche noi le polemiche che hanno accompagnato lo stanziamento dei primi 500 milioni a favore degli istituti scolastici per il contrasto alla dispersione. Sarebbe stato preferibile, secondo noi, un maggiore coinvolgimento preventivo degli istituti scolastici e delle realtà locali nella progettualità e nei percorsi da porre in essere per contrastare la dispersione. Purtroppo questo non è avvenuto e dobbiamo ora far sì che le risorse siano utilizzate in modo realmente efficace. Certamente il numero elevato di alunni per classe è una delle concause che influiscono sulla dispersione scolastica ( a cui si legano però anche ulteriori elementi come le condizioni sociali e culturali di provenienza degli studenti) , ed è particolarmente  rischioso in fasi specifiche- come, ad esempio all’avvio dei cicli- o negli istituti professionali.  E’ significativa, in tal senso, la previsione contenuta nella legge di bilancio 2022 che autorizza il Ministero dell’Istruzione a istituire classi in deroga alle previsioni del DPR 81/2009, nelle scuole caratterizzate da valori di indici di status sociale, economico e culturale e di dispersione scolastica, riconoscendo quindi una correlazione tra dispersione scolastica e numero elevato di alunni per classe e prevedendo quindi misure per intervenire su un fenomeno così complesso e pericoloso.   La stessa riorganizzazione del sistema scolastico- riforma di PNRR da centrare entro l’anno-  chiama in causa proprio il numero di studentesse e studenti per classe, da affrontare tenendo conto anche del progressivo fenomeno della denatalità, delle difficoltà incontrate nelle aree interne e a rischio spopolamento. Mi auguro, a questo proposito, come rappresentato di recente al Ministro Bianchi- che si aprano  un confronto e un dibattito ampio su questo tema, che coinvolga ad esempio anche le amministrazioni locali, i Sindaci in primo luogo, per definire insieme livelli adeguati che tengano conto anche delle specificità territoriali che ci sono nel nostro Paese.     

Sicurezza nelle aule alla luce della recrudescenza della Pandemia per le sue varianti Omicron. A settembre per il terzo anno consecutivo per il ricambio d’aria saremo costretti ad aprire le finestre? 

Il Partito Democratico- come saprà- si è sempre impegnato attivamente  per l’installazione di apparecchi di sanificazione e ventilazione nelle scuole, sia prevedendo l’adozione di specifiche linee guida sull’adozione di dispositivi mobili di purificazione impianti di areazione sia assegnando – nel  decreto energia del maggio scorso- ulteriori risorse finanziarie all’acquisto di apparecchi di sanificazione e di filtraggio dell’aria. Quelle linee guida, purtroppo, non sono state ancora emanate e proprio per questo stiamo continuando a sollecitare- attraverso i nostri gruppi parlamentari-i ministeri competenti ( quello della Salute in particolare)  l’adozione di un provvedimento necessario a far si che il nuovo anno scolastico possa partire senza ulteriori incertezze o attese. Certo, quello che sta avvenendo in queste ore di crisi politica non ci fa ben sperare, purtroppo, sulla rapida attuazione della misura. 

Ecco tutti i testi per prepararsi al concorso straordinario 2022 della scuola

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