L’articolo è a firma di Silvia Mastrantonio per Il Giorno e riporta la notizia di alcune sentenze dei T.A.R regionali dopo il ricorso presentati dagli studenti universitari appartenenti all’Udo (Unione degli universitari) che ritenevano le tasse universitarie particolarmente alte al punto da ledere il diritto allo studio sancito dalla Costituzione.
Di seguito l’articolo
ROMA RUBATI, rapinati, estorti. Ma è tutto legale o, almeno, lo era fino a quando i Tribunali amministrativi regionali non hanno iniziato a mettere le cose a posto. 239518.006 milioni di euro tolti dalle tasche degli studenti e finiti nelle casse delle università, in barba a principi quali il diritto allo studio e via dicendo. E la denuncia dell’Unione degli universitari (Udu) che, con santa pazienza, sta portando al Tar i libri contabili di 35 atenei che hanno esagerato con i balzelli.
LE PRIME SENTENZE sono già arrivate, in Lombardia, e riguardano Pavia, ma si attende il pronunciamento del Consiglio di Stato. Però, spiega Gianluca Scuccimarra, coordinatore nazionale dell’Udu, gli studenti non si fermeranno anche perché, finora, hanno sempre vinto.Il meccanismo è semplice: la legge prevede che il contributo in tasse da parte degli studenti non possa superare il limite del 20% dei finanziamenti che l’ateneo riceve dallo Stato con il Fondo di finanziamento ordinario (Ffo). Ma questa asticella è stata superata in 35 piazze universitarie tra le quali, Bergamo, Modena, Bologna, Ferrara, Brescia, Torino, Verona, Padova, Milano (Statale e Bicocca), Roma (Terza e Tor Vergata), Teramo, Udine, Pisa e altre ancora. Con il primato di Bergamo dove le tasse hanno raggiunto il 44,61% e il minimo di Cassino dove hanno toccato il 20,15%. Dopo le prime denunce degli studenti il Ministero, all’epoca retto da Francesco Profumo, ha ovviato all’incoveniente (e soprattutto alla restituzione dei soldi), cambiando le regole del gioco. Era l’agosto del 2012 e fu modificata la norma lasciando il limite fissato al 20% ma escludendo dal calcolo tutti gli studenti fuori corso. Il che significa, a spanne, tagliare fuori dalla statistica una percentuale di giovani che va dal 30 al 50%. In questo modo il calcolo è cambiato e molti atenei sono tornati sotto l’asticella del 20%. Anche se non tutti. Il ‘dopo’ Profumo rivela che ancora undici università sono al di sopra di quella soglia per un totale di 40 milioni di euro sottratti ai discenti. Ancora Bergamo, ma anche Venezia, Milano (Statale e Bicocca, Politecnico), Varese, Urbino, Modena e Reggio Emilia, Venezia, Verona e Napoli. Se gli atenei del primo elenco sono stati ‘graziati’ dall’intervento di Profumo (ma restano da recuperare le tasse in più versate prima del 2012), i secondi non hanno scuse. «Per l’Udu spiega Scuccimarra ora è importante che la soglia sia reale e non possa essere superata. Per questo motivo chiediamo l’apertura di un tavolo con il ministro Carrozza dove ridiscutere una riforma complessiva delle tasse universitarie»