Salvo Intravaia
Si ritorna in azienda a 14 anni? L’obiettivo è quello di ridurre la dispersione scolastica e rilanciare l’occupazione. Dopo l’abbassamento a 15 anni dell’ingresso nell’Apprendistato, voluto nel 2010 dal governo Berlusconi, si prospetta un ulteriore riduzione dell’età per l’accesso nel mondo del lavoro, questa volta attraverso la porta dell’Alternanza scuola-lavoro. Berlinguer, prima, e Fioroni, dopo, innalzarono l’obbligo scolastico da 14 a 16 anni senza se e senza ma. Ma la proposta di emendamenti al decreto Lavoro avanzata nei giorni scorsi da alcuni senatori del Popolo delle libertà rischia di far fare un passo indietro di diversi decenni alla scuola italiana. La ricetta proposta dal Pdl intenderebbe ridurre la distanza tra scuola e lavoro, specialmente in questo momento di crisi occupazionale.
A darne notizia Maurizio Sacconi, presidente della commissione Lavoro del Senato. Alcune “proposte emendative al decreto Lavoro – spiega Sacconi – sono dedicate alla integrazione tra scuola e lavoro, tra apprendimento teorico e pratico, tanto attraverso le tipologie di apprendistato, che vanno semplificate, quanto attraverso forme di studio che includono periodi di alternanza con esperienze in ambiti lavorativi”. “Per queste ultime – continua il senatore del Pdl – si ipotizza che possano iniziare a 14 anni allo scopo di offrire una alternativa alla totale inattivita”’. Tre anni fa, fu lo stesso Sacconi – allora ministro del Lavoro – a sponsorizzare l’apprendistato a 15 anni. E a adesso ritorna alla carica.
“Tocca al governo – conclude – ora fare sintesi, cercare mediazioni nella maggioranza, assumere la responsabilità di decisioni che saranno lealmente votate. E al governo rivolgiamo un forte appello ad avere coraggio, a non avere paura di qualche dissenso se crede in ciò che fa”. Nonostante l’obbligo scolastico fissato a 16 anni, la dispersione in Italia continua ad essere ancora molto alta. Il nostro Paese, con il 17,6 per cento, è ancora una delle nazioni europee col maggior numero di giovani che abbandonano prematuramente gli studi. Nell’unione europea a 27 stati, ci superano per dispersione soltanto Malta, Spagna e Portogallo.
Inoltre si verifica una strana situazione tra domanda e offerta di lavoro: i giovani diplomati disoccupati, nel primo trimestre del 2013,
ammontano al 40,2 per cento della popolazione di età compresa fra i 15 e i 24 anni in cerca di lavoro, mentre le aziende non riescono a trovare sarti, cuochi, falegnami, panettieri e tanti altri profili professionali che sul mercato non si trovano più. Per un totale di 147mila posti di lavoro che piccole imprese e aziende, come ha denunciato Confartigianato, non riescono a coprire per mancanza di lavoratori adeguatamente preparati. E’ questa la via giusta per ridurre il divario?