È morto all’età di 97 anni, da poco compiuti, il filosofo Aldo Masullo.
Molti insegnanti napoletani e non solo ricorderanno le sue lezioni, era professore di Filosofia Morale alla Federico II; ci mancheranno i suoi interventi pubblici, i suoi articoli su temi di attualità e sui problemi della nostra città che dal 1944 era diventata la sua città.
Anch’io ho un personale ricordo del prof. Masullo, uno dei più grandi filosofi italiani del secondo Novecento, ricordo le sue lezioni come uno spettacolo di pensiero pensante, ero al terzo anno di Filosofia e avevo messo nel mio piano di studi l’esame di Filosofia Morale.
Sempre impegnato nella realtà e nella vita della città, Masullo, nel mio lontano ricordo delle sue lezioni in via Sant’ Aspreno appare ora come un grande direttore di orchestra, fatto silenzio tra gli studenti ascoltatori in adorazione, egli iniziava la sua lezione concerto sulla Fenomenologia dello Spirito di Hegel, era uno spartito che conosceva a memoria in lingua tedesca e lui lo suonava, lo citava, reiventandolo per entrare nelle strettoie dei significati, costruendo castelli di ragionamenti, usando il filosofo tedesco o i filosofi a cui faceva riferimento come strumenti, archi, fiati, percussioni, con momenti di crescendo, quando inarcava le sue folte sopracciglia rosse, muoveva le sue mani per portare il tempo al suo ragionamento con un viso ora sorridente ora ispirato, perché aveva tratto il segreto dalla partitura filosofica e lo aveva rivelato o reinventato in quel momento.
Mi è piaciuta la definizione di Mirella Armiero oggi su il Corriere e in essa mi ritrovo. Masullo seppe riunire la ragion pura con la ragion pratica. La conoscenza al servizio dell’ etica e dell’esistenza non solo per spiegare ma per cambiare il mondo e lo stare insieme come comunità, come società, come istituzioni, come Stato.
Non poche furono le coscienze che Masullo accese nel suo lungo magistero alla Federico II alla politica, alla cittadinanza attiva, alla conoscenza, alla libertà, alla democrazia.