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COMUNICATO DEI PRECARI UNITI CONTRO I TAGLI SUL PRONUNCIAMENTO UE A FAVORE DEI PRECARI

Non ci aspettiamo che un governo e un parlamento di “nominati” con il mandato di difendere gli interessi della finanza internazionale e di neutralizzare Scuola pubblica e Beni Comuni, i quali per di più si autoassolvono da defezioni morali, procedurali e costituzionali che in Europa non sarebbero tollerate neppure in ipotesi rispettino delle regole o si sentano vincolati a quelle stesse prescrizioni europee che quando si tratta di sacrifici da imporci diventano verità rivelate. Ci aspettiamo, però, che sentano e capiscano che l’aria, per loro, sta cambiando. 70.000 persone si sono riversate a Roma tra il 18 e il 19 ottobre, militanti di movimenti da anni attivi sui territori e cittadini svincolati da ogni sigla, esasperati ed esausti, non disposti ad essere stritolati dal neoliberismo sfrenato né a vedere i diritti fondamentali trasformati in merci da ricomprare a caro prezzo; migliaia di studenti sono scesi in piazza il 15 novembre, sfidando la già esperita repressione ottusa e violenta, per ribadire il loro dissenso e la loro volontà di rifiutare l’invalsizzazione e la sperequazione; quasi 100.000 persone hanno invaso Napoli, il 16 novembre, nello stesso giorno in cui la Val di Susa levava nuovamente il suo grido contro l’affarismo bieco e il calcolato scempio della propria terra, per attestare la rabbia e la nuova consapevolezza delle popolazioni condannate al biocidio, tradite da politicanti collusi con il parastato mafioso e dolosamente omertosi per quasi venti anni, venti anni di devastazione ambientale, di veleni e di morte. In questo clima, quello che i precari della Scuola pubblica chiedono da anni finalmente diventa cogente, ineludibile.L’UE sta per multare l’Italia per la sua oscena condotta da “caporale” nei confronti dei precari della Scuola, sempre più poveri, sempre più sfruttati, sempre più umiliati da una mancanza di prospettive, di orizzonti e di dignità che è insopportabile, terzomondista, soffocante. 10 milioni di euro dovranno essere versati se non saranno assunti, entro due mesi, almeno i 137.000 precari che hanno firmato per tre anni consecutivi contratti a tempo determinato con le istituzioni scolastiche, svolgendo, a costi ridotti e con sacrifici immensi, le stesse funzioni dei colleghi di ruolo. E’ la nemesi che attendevamo: quell’Europa che tante volte è stata strumentalmente tirata in ballo per vessarci e tenerci nel limbo dei diritti negati, ora impone di sanare un’anomalia che allo standard di vita e di legge europeo appare imbarazzate, impresentabile. Forti del pronunciamento UE e forti della reazione del paese, finalmente stanco di giochi di palazzo e di ostentata difesa di privilegi di casta, un paese che non vuole essere svenduto, smembrato e fascistizzato e che sta gridando in tutte le piazze il suo “NO” deciso ai diktat criminali della troika, noi torniamo a richiamare ultimativamente l’attenzione sul precariato e a pretendere la stabilizzazione di tutti gli aventi diritto al ruolo, spremuti come limoni da anni. Pretendiamo, dunque, non l’elemosina di piani fantomatici e privi di copertura finanziaria, ma l’immediata assunzione di tutti i precari su tutti i posti vacanti e disponibili, secondo il computo autorevolmente effettuato dalle istituzioni europee. Lo pretendiamo così come gli ultimi governi, privi di legittimazione popolare, hanno preteso il protrarsi all’infinito dei nostri sacrifici, con la stessa legittimante motivazione: è l’Europa che ve lo chiede!

Precari Uniti contro i Tagli

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