I docenti dei Centri Provinciali Istruzione Adulti sono incardinati dal punti di vista giuridico – amministrativo tra il personale di primaria e secondaria di primo grado della scuola pubblica, correttissimo, tuttavia dal punto di vista pandemico i CPIA in nessun modo possono essere assimilati all’istruzione obbligatoria, essendo frequentati da adulti e in alcuni casi da minorenni tra i 16 e i 18 anni, tutte e tutti in generale nella massima parte stranieri che si muovono con i mezzi di trasporto pubblici.
Se vi è massima cautela nell’apertura delle istituzioni scolastiche di secondo grado, ad esempio in Lombardia sulla base dei dati di diffusione del Covid e il tasso di positività salito il 7 gennaio 2021 al 13,7%, si è deciso di tenerle chiuse fino al 25 gennaio prossimo, non diversamente da tante altre regioni italiane, a maggior ragione cautele e precauzioni e la stessa chiusura con Didattica A Distanza, sono la sola strada per evitare che i CPIA si trasformino in rilevanti focolai pandemici, ben oltre tutte le meritorie iniziative medico – sanitarie e i protocolli per la sicurezza applicati dai dirigenti scolastici a tutela di discenti e lavoratori, docenti e ATA.
È opportuno che il Ministero dell’Istruzione si esprima chiaramente, segnalando a tutti gli Uffici Scolastici Regionali che l’incardinamento giuridico dei CPIA non ha nessuna attinenza con il rischio sanitario che esso rappresenta e che va trattato con piena coscienza dei frequentatori di questa istituzione scolastica, come detto a garanzia degli studenti come dei lavoratori.
Concorsi personale ATA, TFA sostegno, le qualifiche e i test
Milano, 8 gennaio 2021
Davide Rossi
Segretario Generale SISA