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La pagella festeggia il cinquantesimo compleanno

Promossi e bocciati, la pagella compie 50 anni


Buon anniversario, pagella. Sono cinquant’anni che il documento più temuto da bambini e ragazzi, paura e gioia delle famiglie, è gratuito. Si ritira senza dover pagare nulla. Perché prima di questi ultimi cinquant’anni, la consegna della scheda con i voti nelle scuole elementari era accompagnata dalla richiesta di una tassa da pagare. E non importa se l’alunno era stato promosso o bocciato. Doveva pagare. La pagella sottoposta a marca da bollo risale a un regio decreto di Vittorio Emanuele III del lontano 1928, in epoca fascista. E i bambini venivano chiamati fanciulli. Diceva la norma: «I fanciulli che intendono frequentare le pubbliche scuole elementari debbono fornirsi della pagella scolastica annuale». Poteva essere acquistata, al prezzo di lire 5, presso «le rivendite di generi di privativa» (e cioè: sale, tabacchi, carta bollata…). Si parla di pagella per la scuola elementare, perché la pagella nasce storicamente, e risaliamo a due secoli e mezzo fa, proprio come certificato scolastico che attestava che il bambino sapeva leggere e scrivere. Nel nord dell’Italia fu l’imperatore Giuseppe II, ai tempi della dominazione austriaca, a introdurre, il 17 settembre 1783, l’obbligo del certificato scolastico ai bambini che concludevano la scuola elementare (che durava sei anni). Un certificato che, almeno i primi tempi, si risolveva in una sola frase. Come questa, ripresa da un documento del 1792: «Si conferma che Josef Pammer, figlio legittimo del mastro fornaio, si è appropriato a sufficienza delle materie prescritte in sei anni di frequenza della scuola elementare locale». COSTAVA 5 LIRE Dalle prime 5 lire chieste dal regio decreto del 1928, il prezzo di pagella e marche da bollo è aumentato fino a 9 lire (nel 1941). Nell’Italia postbellica il costo è salito ancora: 32 lire ne11952. Eppure già la Costituzione aveva aperto la strada alla pagella gratui ita, sancendo la gratuità dell’istruzione fino al quattordicesimo anno di età. E prendendo slancio dalla Costituzione, fu approvata nel 1963 la legge firmata dall’allora ministro della Pubblica istruzione, Luigi Gui, che stabilisce la gratuità del «rilascio delle pagelle e dei diplomi di licenza agli alunni della scuola dell’obbligo, elementare e media». Ora sono cambiati i tempi, e a risparmiare ci prova lo Stato. Non chiedendo il ripristino delle marche da bollo sulla pagella, ma con le pagelle digitali. Il decreto della spending review, varato dal precedente governo, ha calcolato che digitalizzando pagelle, registri e iscrizioni si otterrebbe un risparmio, a regime, di circa trenta milioni di euro.

Messaggero – 04-06-2013 – A Cam.

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