Dopo i cortei è l’ora delle occupazioni. La settimana clou delle mobilitazioni studentesche si è aperta con decine di autogestioni e occupazioni nelle scuole superiori di tutta Italia. Contemporaneamente, negli atenei si è aperta la «Settimana nazionale di discussione per salvarel’Università».Solo nella capitale negli ultimi due giorni sono stati 10 gli istituti occupati: licei classici (tra cui lo storico Mamiani), scientifici, Itis, scuole alberghiere. Da Prati a Centocelle, e poi Eur, Primavalle, San Giovanni, Garbatella. Sempre a Roma occupate anche tutte le sedi della facoltà di Architettura del La Sapienza e lo studentato di via Cesare de Lollis. «Ci aspettiamo altre azioni nei prossimi giorni», spiega l’Unione degli Studenti (Uds)che ha lanciato sul suo sito la campagna «Cambia la tua scuola» con informazioni legali e vademecum per gestire le occupazioni e le assemblee. Tra i modelli da scaricare anche quello di odg per la settimana della didattica alternativa. «Vent’anni di politiche sbagliateci hanno consegnato in eredità una scuola strutturalmente a pezzi, autoritaria con contenuti e metodi didattici vecchi e inattuali e perennemente minacciata da nuovi tagli dice Roberto Campanelli, coordinatore nazionale Uds Il 15 e il 16 novembre siamo scesi in piazza dal nord al sud e in questi giorni la mobilitazione sta tornando nelle scuole con occupazioni, autogestioni, assemblee permanenti: sono spazi liberati, laboratori di costruzione di un altra-scuola possibile». I ragazzi del movimento studentesco si oppongono ai tagli,alla precarizzazione generale, alla mancanza di un adeguato diritto allo studio che negli anni ha reso l’accesso all’istruzione sempre più classista. Ma poi legano la lotta a un contesto fortemente territoriale. È per questo che in Campania le occupazioni delle scuole di Napoli, Caserta e altri centri sono tutt’uno con la mobilitazione contro il biocidio. Una prosecuzione, in questo caso, della manifestazione del 16 novembre scorso, quando il fiume di manifestanti che ha percorso il capoluogo campano era formato anche da migliaia di studenti. A Giugliano sono stati occupati tutti gli istituti: «Si ad un futuro per i giovani nella Terra dei Fuochi». Anche in Sicilia, una dopo l’altra, sono partite le occupazioni: Palermo (dove giovedì gli studenti hanno manifestato dietro lo striscione «le scuole crollano, gli studenti no»), Catania, Ragusa. Anche qui si lotta contro i tagli indiscriminati all’istruzione e per le condizioni degli istituti, fatiscenti per lo più. Lo stesso a Bologna,dove si protesta per la ulteriore riduzione dei fondi di Regione e Provincia, e a Venezia dove lamentano la mancanza di strutture e laboratori. In parallelo tornano le obiezioni di quanti vedono nelle occupazioni solo un periodo di vacanza. Eppure il movimento studentesco negli ultimi anni si è molto rafforzato. «La condizione di giovani e studenti è peggiorata progressivamente dice ancora Roberto Campanelli le questioni sono diverse: dall’assenza di risorse che ha peggiorato la qualità dell’istruzione ai problemi della quotidianità che vivono in classe e nella propria città ogni giorno». E che non si tratti del “solito fenomeno ciclico” lo conferma anche Daniele Lanni, portavoce nazionale Rete degli Studenti Medi, «Si prosegue la mobilitazione nazionale del 15 novembre scorso. Il 27 siamo stati convocati dalla ministra Carrozza per un parere su vari punti ma noi riteniamo che non basti una convocazione del Forum delle Associazioni per concepire delle misure re almente efficaci, bisogna costruire tavoli permanenti con gli studenti su questioni centrali come il diritto allo studio e il numero chiuso …
L’Unità