Petizione per chiedere le dimissioni del ministro Bussetti
Libero Tassella – Le frasi pronunciate dal Ministro della Repubblica Marco Bussetti ad Afragola sono, a mio avviso, un segnale inquietante.
Oltre a offendere tutta la scuola meridionale e giustamente ci sono state reazioni di singoli, gruppi, sindacati, le parole del ministro sono dettate da una volontà politica del partito che lo ha portato al Miur, di realizzare la regionalizzazione del sistema pubblico dell’istruzione in Italia, asse storicamente portante dell’Unità nazionale dal 1861 ad oggi.
Faccio presente che il Dott. Bussetti ha giurato sulla fedeltà alla Repubblica e alla Costituzione nelle mani del Capo dello Stato.
Ora non servono scuse o giri di parole o smentite e precisazione alle cose dette oppure intendevo dire, ecc..
Bussetti deve essere rimosso da Ministro.
Le sue dimissioni devono essere poste all’ordine del giorno dell’attuale maggioranza.
Colleghi, firmate la petizione per le dimissioni del Ministro leghista Bussetti e le sue dichiarazioni contro la scuola meridionale.
Un ministro della Repubblica Italiana dovrebbe conoscere la Costituzione e sapere che un ruolo come quello che ricopre deve essere svolto con dignità e onore.
Insultare i docenti del Sud, che spesso operano in condizioni limite – in scuole non ancora a norma, senza Lim, senza wi-fi ma in cui si pretende la didattica 2.0, in contesti socioeconomici dove la lotta alla dispersione scolastica è disperata, in cui la scuola non è più vista come ascensore sociale ma come un diplomificio o un parcheggio in attesa della disoccupazione o dell’emigrazione con tutto ciò che comporta, dallo strappo con le proprie radici e relazioni alle difficoltà di inserimento: penso al caso dell’email mandata per sbaglio ad una palermitana che non avrebbe mai lavorato a Pordenone – non depone a favore di un ministro che invece di comprendere i problemi strutturali del Sud (anche noi paghiamo le tasse ma non vediamo come si trasformino in scuole sicure, ben arredate, pronte a migliorare l’offerta formativa) penalizza il lavoro e l’impegno di intere regioni e di professionisti che, quando si sono trasferiti al Nord, hanno educato e istruito intere generazioni per poi sentirsi trattare da parassiti.