HomeStampaProfessori picchiati: la scuola รจ malata di inclusione?

Professori picchiati: la scuola รจ malata di inclusione?

A sostenerlo รจ il quotidiano il Foglio con un articolo a firma Antonio Gurrado e probabilmente c’entra l’obiettivo quando afferma che “l’unica cosa che un docente puรฒ fare in casi simili รจ sperare che un alunno delinquente se ne vada di propria spontanea volontร ”

I docenti, lo abbiamo denunciato anche noi, non hanno ormai alcun potere sugli allievi, si trovano soli a combattere e privi di qualsiasi “arma”. Negli anni le riforme le hanno spuntate tutte. Il danno peggiore, il Foglio non ha citato, รจ stato fattoย  dalla politica quando ha deciso di far perdere autorevolezza ai docenti, dipingendoli come fannulloni, incapaci e anche un po’ “sfigati” proponendo di contro un modello incarnato sui furbi, sugli scaltri, capaci di raggiungere tutti gli obiettivi grazie a questi requisiti. Ma questa oggi รจ un’altra storia.

Tuttavia su una parte siamo profondamente d’accordo con quanto scrive il giornalista e in particolare quando afferma: “non bisognerebbe mai prendere provvedimenti sull’onda della reazione emotiva ai fatti di cronaca”. In effetti le decisioni prese sull’onda emotiva finiscono sempre per peggiorare la situazione. Le leggi partorite sono addirittura “pezze” peggiorative e addirittura sull’onda emotiva delle classi facinorose messe in rete su You-Tube e riproposte da certa TV hanno partorito la riforma Gelmini, una delle peggiori riforme partorite dalla politica che non solo ha messo in ginocchio gli istituti tecnici e professionali, ma ha avvilito la professione dei docenti. Un tempo negli istituti professionali ante Gelmini si lavorava nei laboratori ed era la vera inclusione di quegli allievi predisposti al saper fare e mano allo studio, oggi cosรฌ non รจ, le ore sono pochissime e quasi inutili.

Il Foglio si concentra sull’obbligo scolastico e dopo aver citato i fatti di cronaca che in tutto il Paese hanno interessato docenti e personale ATA malmenati da studenti facinorosi, scrive: “Se l’obbligo scolastico avesse un effetto migliorativo sulla nazione, di generazione in generazione i casi di delinquenza piรน o meno conclamata entro le mura scolastiche sarebbero diminuiti anzichรฉ aumentare. D’altro canto, le infinite iniziative estranee all’attivitร  didattica cui la scuola sottopone gli studenti, allo scopo di elevarli creando in loro una coscienza a tappe forzate, suggeriscono l’idea che il centro focale dell’istruzione sia il perseguimento di un astratto bene e non la trasmissione del sapere. Da ciรฒ deriva uno svilimento del ruolo degli insegnanti. Sia perchรฉ, perseguendo ciecamente l’inclusione, la scuola lascia dedurre che i docenti debbano sopportare pazientemente anzichรฉ mettere le proprie competenze al servizio di una selezione esclusiva anche drastica, se necessario: รจ risaputo che cento bravi ragazzi avranno un influsso meno decisivo sul centunesimo di quanto possa averne un solo teppistello su tutti gli altri. Sia perchรฉ la scuola si fa carico del dovere di essere buona anche con chi la maltratta, e di esporre i corpi dei professori alle percosse degli stessi alunni (o dei genitori da loro sobillati) che la scuola stessa implorerร  per anni di non andare via, porgendo l’altra guancia. Ma le guance sono solo due, e prima o poi dovrebbero finire”.

Ragionamento che, senza dubbio, ha delle basi fondate, anche se chi lavora nella scuola sa benissimo che le classi pollaio, le ore di attivitร  pratiche tagliate, le risorse inesistenti influiscono molto e non permettono al docente di offrire la propria professionalitร  nelle condizioni migliori possibili. I piccoli gruppi classe favorirebbero l’inclusione anche di quagli allievi problematici che oggi si auto-collocano ai margini della classe e intervenire con 28 studenti e con poche ore risulta difficile e questo lo sanno bene i docenti, gli studenti e il personale ATA, forse lo sa anche il Foglio, ma non lo ha scritto.

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