Rimanere zitti e inerti nella scuola è confermare il potere discrezionale del DS anche quando tale potere non c’è perché ci sono chiare norme contrattuali che definiscono in modo chiaro i propri diritti come quello dei permessi giornalieri e le modalità di fruizione. Ogni scuola fa come il DS vuole per il tramite della parola magica ” in autonomia” che tradotta significa ” qui comando io e questa è casa mia” come cantava la Cinquetti.
Bisogna capire una buona volta che restare prigionieri nei confini angusti dei lamenti non serve a nulla come ogni atteggiamento remissivo e servile.
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Continuando così, le relazioni nella scuola, già lo sono, diventeranno infernali.
Io fortunatamente ne sto fuori dal 2019 perché in pensione, tuttavia dai vostri commenti su SBC, che leggo attentamente, mi rendo conto che la situazione peggiora anno per anno; certo il 2015 con la 107 è stato un anno di discrimine, ma diciamo che i docenti sono ormai fin troppo rassegnati, troppo individualisti, troppo indifferenti, troppo chiusi nel loro guicciardiniano particolare, troppo ” fatti miei”, senza la minima capacità o meglio la volontà nella propria scuola in primis e in generale di sentirsi gruppo, categoria, come succede in altri ambiti lavorativi, penso ai medici, ai prof Universitari, una vera lobby, ai lavoratori del pubblico impiego e nel settore privato agli operai.
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E questo come più volte ho detto è la vera grande debolezza della categoria degli insegnanti e costituisce anche la debolezza dei sindacati che li rappresentano.
Siete un gigante per numero ma avete le gambe e i piedi di argilla per la vostra incapacità di reagire, manifestare, mobilitarvi, scioperare.
Siete come il regno di Caterina di Russia secondo la definizione di Diderot o come il gigante del sogno di Nabucodonosor.
Subire lamentandosi e lamentarsi subendo vi sta portando alla rovina. Riflettete.
Libero Tassella SBC
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