HomeComunicato StampaSBC: le scuole ora sono in competizione ma la qualità dell'Istruzione cala

SBC: le scuole ora sono in competizione ma la qualità dell’Istruzione cala

Come è cambiata negli anni la qualità della scuola?

Sarà perché nelle aule scolastiche ho passato gran parte della mia vita, prima come studente e poi, fino alla pensione come docente, che ogni tanto mi piace dire la mia sul “pianeta scuola”, che oggi vedo fortemente inquinato da logiche che mi sembrano perverse…”

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In questi giorni, gli studenti e i genitori sono oggetto di una “competizione” a dir poco assurda: dalle primarie alle superiori si è aperto un vero e proprio mercato, una gara a chi “offre il proprio prodotto”, esibendo alla possibile clientela il “meglio” della propria “produzione”… Nella logica del “mercato”, le scuole-aziende entrano in competizione, per accaparrarsi il maggior numero possibile di nuovi “acquirenti”. Piovono, pertanto, offerte di svariati progetti, pon, PTOF (piano triennale dell’offerta formativa), ecc.

 

Si tace, ovviamente, sul fatto che tante “attività” potrebbero sottrarre ore alle lezioni e pomeriggi al necessario studio pomeridiano, ma oggi il sapere non è attuale, tanto conta il perseguimento di “competenze non cognitive”, mica vogliamo ancora parlare di programmi, saperi, conoscenze?… È roba del passato, come il pensare di fare lezione (in modo innovativo, tradizionale, con i sussidi didattici e multimediali, ma comunque lezione) e di verificare se ogni studente abbia o meno effettuato passi in avanti…

Detto questo, vorrei invitare gli amanti dei progettifici, quelli che amano oggi il sistema finlandese come ieri quello anglosassone (l’erba del vicino è sempre più verde) ad essere obiettivi ed a porsi un interrogativo: “Era più preparato uno studente che usciva dalla scuola media negli anni Settanta o un diplomato di oggi?..”

Ricordo che nei primi anni Ottanta perfino degli studiosi giapponesi vennero nel ns. Paese per esaminare il ns. sistema scolastico, e in particolare quello liceale. Questo vorrà pur significare qualcosa… o no? Provate a quantificare i fiumi di denaro che alimentano gli odierni progettifici e confrontateli, senza paraocchi e pregiudizi, con l’impoverimento del vocabolario dei ns. studenti, con la crescente incapacità di comprendere un testo o di esprimere correttamente il proprio pensiero.

La Scuola degli anni Settanta/Ottanta appartiene ovviamente al passato, andrebbe però recuperato lo spirito di quel sistema (che era gentiliano, ma che nulla aveva a che fare col fascismo): a scuola si devono acquisire, con tutti i metodi possibili, conoscenze e saperi e il pomeriggio i ragazzi devono studiare, non devono essere utilizzati quali pedine per “partite progettuali” destinate a far intascare qualche euro in più ad alcuni, sottraendo tempo agli allievi e risorse allo Stato, che potrebbero servire a scopi più nobili, tipo arrivare a classi meno numerose…

 

Senza studio e sacrifici non si va da nessuna parte, altro che mercato e clientele da attirare con mirabolanti “offerte formative”, più o meno ispirate a modelli esterofili che, fino ad ora, hanno fatto solo danni…

Libero Tassella

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