Una professoressa di un istituti tecnico di Rovigo viene presa letteralmente di mira da uno studente che le spara mentre spiega alla lavagna con una pistola presumibilmente ad aria.
E’ accaduto a Rovigo all’Istituto tecnico Viola Marchesini e la notizia ha già fatto il giro dei tg nazionali. Ma la docente giustamente ha deciso di non far passare la cosa ed ha chiamato i carabinieri.
La cosa poteva rimanere circoscritta nel perimetro della città, ma gli studenti non paghi hanno ripreso l’accaduto con un telefonino, ovviamente all’insaputa della docente, e hanno postato il video in rete.
La docente vittima dell’attentato è una professionista seria con grande esperienza, ma l’attentato è stato preparato nei minimi dettagli, così come riporta Repubblica: “la fotocamera azionata poco prima da un’altra angolatura, mentre l’adolescente in fondo alla classe prendeva la mira aspettando il momento propizio. Da quella pistola giocattolo, poi, partiranno altri due colpi indirizzati a testa e volto, con lei attonita che cerca di capire chi sia stato”
Subito dopo l’accaduto sia le forze dell’ordine che la scuola si è attivata per individuare i responsabili e individuati la scuola ha applicato le sanzioni così come ha riferito a Repubblica dalla dirigente scolastica: «Lunedì sono partite le sanzioni: sospensione di 5 giorni con obbligo di frequenza per tutti e quattro. È un comportamento irresponsabile, anche per la derisione della docente, che si riserva di prendere provvedimenti », riferisce la preside. «Il fatto è stato inoltre segnalato alla Questura. Per tutta la classe è prevista la formazione di una giornata sul tema dell’educazione civica, oltre al colloquio con una psicologa».
Ciò che ha colpito il consiglio d’istituto, riunito d’urgenza, è che un comportamento simile sia stato tenuto da ragazzi, di prima, che sono a scuola solo da quattro settimane. «Questo impone una riflessione a noi adulti sull’educazione impartita ai giovani. Come scuola cercheremo di colmare questa lacuna, che evidentemente c’è» ragiona Isabella Sgarbi. «Nessuno vorrebbe trovarsi ad affrontare casi del genere ma è successo e ora è importante far capire ai ragazzi il disvalore di un simile comportamento. Affronteremo anche il tema dell’uso delle tecnologie, dei social».
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