Quando parlo di rivoluzione culturale degli insegnanti io intendo che essi devono superare quello che ho definito “servilismo elettivo” , la scelta della resa a priori senza un minimo di resistenza alle pratiche didattiche correnti, la passività e l’indifferenza, il calare sempre la testa e accettare tutto come se fosse ineluttabile, come un fatto naturale e immodificabile.
Questa è la cultura che gli insegnanti hanno introiettato da qualche anno dopo riforme devastanti e che li porterà alla rovina.
La scuola che dovrebbe essere il luogo dove si educa alla democrazia è diventato invece uno spazio di prevaricazione, di competizione, di omertà e di autoritarismo dove il pensiero divergente è visto come un pericolo e non come una ricchezza, tutto deve essere omogeneo, standardizzato e conforme ad una didattica preconfezionata e decisa altrove.
Tra breve i docenti dopo corsi di formazione legati a premi e carriera saranno immersi in una scuola digitale alla scuola 4.0 seguiranno la scuola 5.0 e così a seguire dove gli insegnanti saranno semplici esecutori sostituiti dai programmi per insegnare.
Da qui l’ insegnante digitale, polivalente non più esperto e conoscitore profondo della disciplina ma facilitatore dell’apprendimento e gestore del disagio sociale.
Ovviamente questa sarà una scuola della povertà educativa che determinerà differenza tra i cittadini, una scuola classista, i figli dei ricchi studieranno altrove e in modo del tutto diverso.
Libero Tassella SBC
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