Bonus Renzi – Nel 2022 ci sono state molteplici novità con i rinomati 100 euro (trattamento integrativo voluto da Conte) erogati direttamente in busta paga. Le modifiche al bonus sono state una diretta conseguenza del passaggio all’Irpef con quattro aliquote e scaglioni.
È mutata, infatti, la curva delle detrazioni, con conseguenze sulla busta paga dei lavoratori dipendenti. Anche la modalità di calcolo è cambiata, così come il parterre dei beneficiari. Soltanto una certa fascia di lavoratori continua a vedere la voce «trattamento integrativo» in busta paga.
Vediamo com’è cambiato il trattamento integrativo con la legge di Bilancio
Fino al 2020, l’ex bonus Renzi veniva percepito da circa 16 milioni di lavoratori dipendenti che si trovano nella fascia di reddito tra i 8.174 e 40mila euro.
Fino al 2021 il bonus veniva assegnato in due modi diversi:
come credito Irpef in busta paga, circa 100 euro al mese, per i redditi fino a 28mila euro;
come detrazione per i redditi fino a 40mila euro.
La detrazione funzionava nel modo seguente:
da 97 euro circa al mese a 80 euro per i redditi da lavoro dipendente tra i 28.001 euro e fino a 35mila euro;
da 80 euro fino a 0 euro per i redditi da 35.001 e fino a 40mila euro.
Sottolineano questo détour su come funzionava nel 2021 per capire com’è cambiato il bonus Irpef con la legge di Bilancio 2022. La manovra finanziaria 2022, infatti, è intervenuta sull’Irpef. La nuova imposta sul reddito delle persone fisiche è basata su quattro aliquote e quindi quattro scaglioni anziché cinque; dunque, cambia il sistema di bonus e detrazioni che ha assorbito il bonus Renzi, ma che non scompare del tutto.
Il bonus continua a essere percepito dai lavoratori dipendenti con redditi fino a 28mila euro, ma con regole diverse.
Scopriamo chi continua a prendere il bonus Renzi in busta paga nel 2023
Continuano a riceverlo in modalità piena, perché la loro Irpef è troppo bassa per usare la detrazione, i lavoratori dipendenti con redditi fino a 15mila euro. Siamo quindi all’interno del primo scaglione Irpef, quello con aliquota al 23%. All’interno di questo scaglione ci sono i redditi da 0 a 15mila euro, ma ricordiamo che il bonus Renzi viene percepito dai cittadini con redditi sopra i 8.174.
Il bonus continuerà a essere percepito anche dai redditi superiori a 15mila ma inferiori a 28mila euro, a condizione che la somma delle detrazioni per le spese sostenute fino al 31 dicembre 2022 sia di ammontare superiore all’imposta lorda.
In questo caso, il bonus non può superare i 1.200 euro e viene corrisposto calcolando la differenza tra la somma delle detrazioni e l’imposta lorda.
Tale meccanismo penalizza i soggetti che usufruiscono di detrazioni maggiori dell’imposta lorda.
Le detrazioni di cui si tiene conto per il calcolo del trattamento integrativo spettante sono quelle degli articoli 12 e 13 TUIR, ossia:
– familiari a carico,
– mutui agrari,
– mutui immobiliari per acquisto della prima casa fino al 31 dicembre 2022,
– redditi da lavoro dipendente e assimilati,
– spese sanitarie,
– spese per i lavori in casa che vanno dalle ristrutturazioni alla riqualificazione energetica,
– erogazioni liberali.
Dunque, chi è nella fascia di reddito tra i 15 e i 28mila euro fa il calcolo del bonus spettante solo a condizione che nel 2021 abbia fatto spese rientranti tra quelle degli articoli 12 e 13 del TUIR.
Ciò significa che i cittadini senza familiari a carico, che non hanno chiesto mutui e non hanno fatto lavori di ristrutturazione o di riqualificazione energetica, per esempio, non hanno più diritto al trattamento integrativo.
Si può recuperare il bonus Renzi perso?
Per recuperare gli importi spettanti bisogna fare la dichiarazione dei redditi.
Nella dichiarazione dei redditi 2023, infatti, si prenderà in considerazione quanto percepito nell’anno di imposta precedente, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2022. L’anno scorso, invece, si è dichiarato quanto percepito nel 2021, certificando se sono state fatte spese rientranti negli articoli 12 e 13 del TUIR.
Solitamente, la dichiarazione dei redditi dei lavoratori dipendenti viene messa a disposizione dei contribuenti intorno al mese di aprile, così che da maggio possano iniziare i primi invii all’Agenzia delle entrate.
I primi conguagli per il rimborso di solito vengono assegnati nella busta paga di luglio, ciò vuol dire che bisognerà attendere agosto 2023 per vedersi erogati i rimborsi di importi già spettanti.
La no tax area
Alcuna novità sulla no tax area. La no tax area è il nome non tecnico che si usa per indicare la soglia di reddito entro la quale non sono dovute le tasse e sono le seguenti:
– per i lavoratori dipendenti è 8.145 euro annui,
– per i pensionati 8.130 euro all’anno,
– per i lavoratori autonomi è fissata a 4.800 euro annui.
Ciò non vuol dire che chi si trova nelle suddette fasce di reddito non deve pagare le tasse, ma l’imposta non è dovuta per effetto delle detrazioni applicate, che siano per lavoro dipendente, autonomo o per la pensione. Con l’intervento del Governo sulle aliquote Irpef, e quindi sulle detrazioni, si alza anche la soglia della no tax area oltre gli 8mila euro, e oltre i 5.500 per i pensionati.
Per cui il bonus Renzi continua a essere percepito dai contribuenti con redditi al di sopra di quelli stabiliti come limite per la no tax area e i 28mila euro.
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