PALERMO – Lo Zen di Palermo, da sempre associato al degrado urbano e all’emarginazione sociale, è oggi al centro di una trasformazione silenziosa ma significativa. Un quartiere troppo spesso raccontato solo attraverso stereotipi e cronaca nera, sta mostrando segnali di cambiamento che meritano attenzione. A testimoniarlo sono storie di famiglie che, nonostante le difficoltà economiche e un contesto spesso ostile, scelgono ogni giorno di investire nel futuro dei loro figli attraverso l’istruzione e la legalità.
Lontano dai riflettori e dai dibattiti televisivi, che da decenni alimentano discussioni sterili senza portare soluzioni concrete, c’è una parte della popolazione dello Zen che resiste. Resistere alla criminalità minorile, alla dispersione scolastica, alla povertà educativa. “Il quartiere è difficile, nessuno lo nega – dichiara Aldo Mucci, dirigente dell’SGS Scuola – ma proprio per questo dobbiamo agire con determinazione, supportando le famiglie che scelgono un’alternativa.”
Lo Zen resta un territorio complesso, con un alto tasso di disoccupazione, servizi pubblici carenti e un’urbanistica che non aiuta la coesione sociale. Tuttavia, negli ultimi anni, si sta assistendo a un incremento di iniziative civiche e associative che puntano sullo sport, sulla cultura e sul miglioramento dell’offerta educativa. Dalla costruzione di asili nido alla nascita di spazi aggregativi, le occasioni per cambiare non mancano. Ma non bastano le opere materiali: serve un patto educativo tra famiglie, scuola e istituzioni.
Mucci sottolinea l’importanza di creare “alleanze educative” che accompagnano i giovani in un percorso di crescita sostenuto e consapevole. “Bisogna offrire un supporto socio-educativo concreto, restituire ai ragazzi e alle loro famiglie la speranza in un domani migliore.” Un concetto che si rifà anche alle parole di Papa Francesco: “La speranza fa entrare nel buio di un futuro incerto per camminare nella luce”.
Perché se è vero che lo Zen continua ad essere un simbolo delle contraddizioni delle periferie italiane, è altrettanto vero che ogni bambino che varca la soglia di una scuola, ogni genitore che sceglie l’onestà, ogni educatore che non si arrende, contribuisce a riscrivere la narrazione di questo quartiere. Una narrazione che oggi ha bisogno più che mai di essere aggiornata: non più solo degrado, ma anche resistenza e rinascita.
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