Perde pezzi e perde soldi. Non solo il numero degli statali cala ma la mannaia della legge di stabilità cala pesantemente sull’esercito della pubblica amministrazione che si assottiglia e diventa sempre più povero. Comunque va in progressiva sofferenza, se è vero che da almeno un lustro non percepisce un euro in più in busta paga, causa blocco dei contratti fissato nel 2010, ma di fatto scattato due-tre anni prima con il rinnovo degli ultimi accordi di categoria. Non ci saranno aumenti neppure per il 2014 e il rischio assai concreto è che lo stop si allunghi fino al 2016-2017. E poi ritardo nell’erogazione del Tfr, taglio degli straordinari, freno al turn over. Ce n’è in abbondanza per indurre alla depressione gli statali rispetto a una spending review che dovrebbe produrre 3,5 miliardi di risparmi di spesa nel prossimo anno, 2,5 soltanto nell’apparato centrale. Ovvio, i risparmi più consistenti arriveranno dal blocco dei contratti, confermato per il 2014, ma vigente da almeno cinque anni. Non ci sono garanzie, tutt’altro, anche per il triennio a venire. E non ci sarà neppure la copertura della cosiddetta vacanza contrattuale, cioè quella piccola indennità che scatta in mancanza dei rinnovi e che per il 2015-2017 resterà identica a quella percepita nel 2013.
BUSTE PAGA
Per il Tfr era previsto un pagamento dilazionato, con parziale salvaguardia degli importi più bassi. Dal prossimo anno, per coloro che matureranno il diritto ad andare in pensione, raddoppierà, da sei a dodici mesi, il termine entro il quale la pubblica amministrazione dovrà corrispondere agli interessati la buonuscita. Ma essa sarà in un’unica soluzione solo per coloro che hanno diritto a una somma fino a 50.000 euro. Tra i 50.000 e i 100.000 la somma sarà versata in due tranche annuali. Sopra i 100.000 euro le rate saranno tre, di cui le prime due pari a 50.000 l’una e la parte restante avverrà con un terzo versamento. Operazione che ha il chiaro obiettivo di produrre risparmi attraverso il ritardato pagamento delle erogazioni.
La legge di stabilità prevede poi tagli agli straordinari e una rimodulazione salariare per il lavoro domenicale. La prima voce fissa una riduzione del 10% che si dimezza al 5% per le forze di polizia. Per la seconda viene stabilito che, in caso di impiego nel fine settimana oppure festivo, lo straordinario venga corrisposto solo per le ore che superano l’effettivo orario giornaliero. Infine il turn over. Il meccanismo di rallentamento è scattato da anni con l’intento evidente di assottigliare gli organici della macchina pubblica. La prevista percentuale di sostituzione del 50% viene ridotta al 40%. Come dire che su dieci dipendenti che lasceranno i lavoro ne saranno sostituiti quattro.
L’impoverimento degli impiegati della pubblica amministrazione è tutto nei numeri. E’ stato calcolato che dal 2010 la perdita netta delle buste paga si attesta al 10,5%. Se il blocco dei contratti si dovesse allungare fino al 2016 il salasso arriverebbe al 14,6%. Oggi il reddito annuale di un dipendente è mediamente di 27.500 euro lordi all’anno. Nel periodo 2010/2012 la perdita si aggira attorno ai 2.000 euro, ai quali se ne aggiungeranno 411 conteggiati nel solo 2013 ed altrettanti nel 2014. Totale, 2.822 euro che diventerebbero 4.000 se il blocco contrattuale arrivasse fino 2016.
Luciano Costantini
Contratti dipendenti pubblici – Sempre più poveri, dal 2010 perso oltre il 10%
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