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Diplomati magistrali – Tutta colpa dei ricorsi?

Diplomati magistrali verso laureati in scienze della formazione primaria

laureati in SFP

Non c’è pace, ormai è una lotta senza esclusioni di colpi quella che si sta consumando fra i diplomati magistrali e i laureati in SFP (Scienze della Formazione Primaria). Le lettere, i comunicati e le rivendicazioni di entrambe le “fazioni” sono ospitate su tutti i quotidiani nazionali. Oggi a dargli risalto è il Corriere della Sera che raccoglie lo sfogo di un laureato in SFP che scrive: “Mi si torce lo stomaco ogni volta che una maestra in possesso di un diploma magistrale, che sia o meno una mia collega, afferma che dopo la decisione della Plenaria loro non potranno più insegnare… ed è proprio questo il messaggio che sta passando all’opinione pubblica, maestre licenziate perché non laureate”!

La questione di fondo è la sentenza della Plenaria

La sentenza dell’adunanza Plenaria – come vi abbiamo più volte raccontato – ha messo fuori dalle GaE i diplomati magistrali e questo ha comportato anche lo scioglimento dei contratti anche di quelle maestre che avevano ottenuto il ruolo e superato l’anno di prova. Al loro fianco tuttavia si sono schierati i sindacati di Base, ma anche i confederali e persino alcuni fra i principali partiti politici come ad esempio Forza Italia, mentre le maestre per protesta si sono incatenate davanti al MIUR. “Queste care colleghe che si sono incatenate davanti al Miur – prosegue la lettera pubblicata dal Corriere -, portando avanti scioperi e dimostrazioni, sono contrarie al dover tornare in seconda fascia (dove sono collocati i laureati) perché dopo anni e anni di servizio non possono ritornare a fare supplenze lontano da casa e che poi saranno retribuite con non poco ritardo… i laureati invece sì, devono fare la gavetta! Perché 5 anni di studio, 30 esami, innumerevoli laboratori e 600 ore di tirocinio son pochi… Le stesse però sono contrarie al vincolo dei 36 mesi di servizio negli ultimi otto anni, il che non dovrebbe essere minimamente un problema dal momento che si vantano di aver portato avanti la scuola italiana negli ultimi decenni…”

Mia zia casalinga ha diritto al ruolo prima di me

L’autore della lettera non risparmia a chi propone sanatorie come Forza Italia che da un lato grida alla meritocrazia e dall’altro in tempi di possibili elezioni invoca la sanatoria: “Forza Italia propone una sanatoria che apra le Gae a tutti quelli che abbiano conseguito il diploma magistrale prima del 2002, in questo modo anche mia zia, casalinga cinquantenne, avrebbe diritto al ruolo prima di me, laureata magistrale. Ora mi chiedo: come si può minimamente pensare che queste richieste siano legittime? Come può una qualsiasi forza politica fare propria questa battaglia, sacrificando la qualità della scuola italiana? Probabilmente la formazione delle generazioni future non ha poi così tanta importanza”.

I laureati in Scienza della Formazione primaria si rivolgono a Luigi Berlinguer

Come abbiamo già evidenziato i laureati in SFP la lotta prova a coinvolgere e a portare sulle loro posizioni personaggi politici come Luigi Berlinguer, lo fa  Marzio La Pasta, laureando 34enne in Scienze della Formazione Primaria presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca e faccio parte del direttivo del Coordinamento Nazionale di Scienze della Formazione Primaria Nuovo Ordinamento, associazione che, nell’attuale situazione di caos, sta difendendo strenuamente i diritti dei laureati di questo corso.

Le scrivo perché è stato Lei sul finire degli anni Novanta il fautore di tale rivoluzione culturale che, fin da subito, ha investito e trasformato la nostra professionalità, facendo scoprire all’Italia cosa significhi realmente essere un docente di scuola dell’infanzia e di scuola primaria, mostrando quanto sia sempre più necessaria una formazione di alto livello, che scaturisca dal contatto diretto con il mondo della ricerca accademica nei campi della pedagogia e della didattica. Io stesso ho frequentato l’istituto magistrale, ma solo ora, al termine di questo lungo percorso quinquennale, capisco quanto la semplice istruzione superiore non mi abbia offerto neanche lontanamente quanto l’università mi ha saputo dare in termini di conoscenze e di etica professionale. Consapevolezza, osservazione, cura della relazione e competenze solide sono state costruite attraverso il costante confronto tra teoria e pratica.

Le scrivo questo messaggio perché oggi i “Suoi” maestri hanno più che mai bisogno di Lei. Dai nostri contatti con le istituzioni sembra emergere che solo la politica potrà fare qualcosa. La politica, però, è la stessa che non ci sta considerando abbastanza, che sostiene che essere in possesso di un diploma o di una laurea (spesso più d’una) sia esattamente equivalente, che, in una ininterrotta ed estenuante campagna elettorale, si schiera apertamente dalla parte di chi piange e urla per non sottoporsi ad un concorso selettivo, al quale noi non ci siamo mai voluti sottrarre, sebbene siamo stati selezionati al principio del nostro corso di laurea e poi valutati ben quaranta volte nelle cinque annualità che abbiamo affrontato.

Con queste mie parole ho l’ardire di chiederLe di far sentire la Sua autorevole voce, che sarebbe un sostegno concreto alla nostra classe di insegnanti che, dimenticata anche dai sindacati, sta diventando sempre più una schiera di maestri invisibili, colpevoli solo di essere formati e di essere ancora a chiedere che siano rispettate le norme costituzionali di assunzione nel pubblico impiego. La sentenza dell’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato dello scorso 20 dicembre ha confermato l’illegittimità dei ricorsi che hanno permesso a chiunque fosse in possesso di un diploma vecchio di almeno sedici anni di avere precedenza assoluta su tutti noi, con un effetto a dir poco carnevalesco.

La ringrazio per la cortese attenzione, certo che non lascerà senza risposta questo nostro messaggio.

Rimanendo in attesa di una Sua gentile risposta, l’occasione ci è gradita per porgerLe i nostri migliori saluti.

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