Cedolino giugno 2025, la beffa per i dipendenti pubblici e per il personale della scuola.
Con l’approvazione della Manovra 2025, il governo ha introdotto un nuovo sistema per il taglio del cuneo fiscale, sostituendo il precedente Bonus Meloni con un meccanismo strutturale basato sull’imponibile fiscale. La riforma punta a garantire maggiore stabilità e prevedibilità nel tempo, ma i suoi effetti reali sono al centro di un acceso dibattito.
Come funziona il nuovo cuneo fiscale 2025
La riforma prevede cinque fasce di reddito, ciascuna con benefici fiscali specifici. Le aliquote e le detrazioni sono calcolate sull’imponibile fiscale anziché previdenziale, modificando così il netto in busta paga. Ad esempio, i redditi fino a 8.500 euro beneficiano di un’aliquota del 7,1%, mentre per i redditi tra 20.001 e 32.000 euro è prevista una detrazione fissa di 1.000 euro.
Tuttavia, i redditi medio-bassi (tra 15.000 e 32.000 euro) risultano penalizzati rispetto al vecchio sistema, con benefici fiscali inferiori. Per i lavoratori con redditi superiori a 35.000 euro, invece, il nuovo sistema offre vantaggi fino a 1.000 euro annui.
Dipendenti pubblici: penalizzati dal nuovo calcolo
Un aspetto critico riguarda i dipendenti pubblici, che risultano svantaggiati rispetto ai privati a causa di un imponibile fiscale mediamente più basso. Questo deriva da trattenute previdenziali più elevate, che riducono la base imponibile su cui vengono calcolati i benefici fiscali.
L’impatto sui redditi bassi e medio-bassi
Nonostante l’obiettivo dichiarato di favorire i redditi più bassi, la riforma ha prodotto risultati contrastanti. I lavoratori con redditi fino a 15.000 euro continuano a ricevere un beneficio, seppur ridotto rispetto al Bonus Meloni. Per i redditi tra 15.001 e 32.000 euro, invece, il nuovo sistema si traduce in una busta paga più leggera.
Chi beneficia della riforma
I maggiori benefici si registrano tra i lavoratori con redditi compresi tra 35.001 e 45.000 euro, grazie a una combinazione di detrazioni decrescenti e una base imponibile fiscale più alta. Tuttavia, per redditi superiori ai 40.000 euro, il vantaggio fiscale si annulla.
La riforma del cuneo fiscale – in conclusione – rappresenta un passo verso una maggiore stabilità strutturale, ma evidenzia criticità significative per i redditi medio-bassi e per i dipendenti pubblici. Mentre alcuni lavoratori traggono vantaggio dalla nuova impostazione, molti altri vedono ridursi il netto in busta paga, sollevando dubbi sulla reale equità redistributiva della misura.
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