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Comunicato Stampa – A difesa del concorso DSGA 2018

Oggetto: Concorso ordinario DSGA 2018

Facendo seguito al precedente comunicato del 15.11.2019, i partecipanti al concorso ordinario per 2004 direttori sga precisano quanto segue circa la vicenda del concorso riservato per assistenti amministrativi facenti funzioni per le medesima qualifica.

E infatti, la misura contenuta nell’accordo del 1 ottobre siglato tra Ministero e sindacati, che, si ricorda, prevedeva l’indizione di una procedura concorsuale riservata per i dsga ff che svolgano tali mansioni da più di tre anni, anche in assenza della laurea, poi inserita nella prima versione del Decreto Salva Precari, è stata assolutamente stroncata dal Presidente della Repubblica in fase di pubblicazione del provvedimento per la conversione in legge, non ravvisandone l’urgenza e, soprattutto, ritenendo di non poter in alcun modo superare la mancanza del titolo di studio previsto dalla legge per la figura e che, quindi, ne ha sollecitato la modifica quale condizione necessaria per il proseguimento dell’iter legislativo.

Attualmente sul decreto al vaglio del Parlamento gravano una considerevole quantità di emendamenti sul punto, volti ad aggirare le norme dell’ordinamento richiedendo di soprassedere sul possesso della laurea per l’accesso alla qualifica. In buona sostanza, oltre all’assoluta noncuranza della legge (n.b. e degli accordi sindacali) qui si cerca anche di scavalcare la massima autorità dello Stato, facendo finta che questi non abbia mosso alcuna censura in merito.

Ciò che sta accadendo è che la politica tutta, che, si ribadisce, da un lato professa la meritocrazia, il turn over generazionale, l’innalzamento delle competenze della pubblica amministrazione, sta cercando di glissare sulle riserve del Presidente della Repubblica ignorando scientemente le norme dell’ordinamento al solo fine di mettere la bandiera sulla misura e realizzarne un ritorno elettorale.

Assolutamente inqualificabile anche il comportamento dei sindacati che, lo scorso 20 novembre, in piazza, sono arrivati addirittura a sostenere testualmente che “in questo caso il titolo di studio è una mera invenzione”, tale a dire un pretesto per non ammettere i ff non laureati all’eventuale concorso riservato. Qualunque concorsista impegnato nella selezione ordinaria, in possesso della laurea, ha ritenuto a dir poco aberranti tali parole, ancora una volta tese a sminuire le competenze acquisite con grande impegno e non poco merito. Tale atteggiamento era proprio ciò che si voleva evitare, una lotta intestina tra laureati e non, assolutamente avvilente per i toni utilizzati nei confronti di tanti giovani molto preparati e non anche inesperti, in quanto, nella stragrande maggioranza dei casi sono professionisti abilitati o figure altamente specializzate.

Qualora dovesse passare questa previsione sarà chiaro che questo Paese non è fatto per la meritocrazia e la scuola perderà due volte, sia nel riconoscimento che dà ai titoli di alto livello che assegna ai propri percorsi universitari sia per le competenze che verranno estromesse, e quindi disperse, per favorire l’assunzione di chi in servizio già lo era ma per qualifica inferiore e pretende meramente di fare carriera contrariamente a ogni principio espresso dal legislatore in tema di progressione tra aree.

Questo sarebbe, altresì, il coronamento del fallimento del sistema formativo italiano, volto a creare professionisti e giovani con grandi competenze al fine di migliorare non solo il mercato privato ma anche il funzionamento della pubblica amministrazione, solo per poi dirgli che devono mettersi in coda rispetto a chi avanza pretese solo perché ha retto quella funzione in attesa di una persona realmente qualificata a svolgerlo.

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