Per sabato 4 marzo è stata indetta dai sindacati rappresentativi una manifestazione per “dire no ad una violenza squadrista da condannare senza se e senza ma”; in realtà, come si legge nei volantini, la manifestazione è rivolta direttamente contro il Ministro Valditara e quindi contro il Governo. La protesta, com’è noto, è originata dalle polemiche seguite alla circolare che la Preside dell’I.S.I.S. Da Vinci di Firenze ha inviato agli studenti per denunciare atti di violenza avvenuti dinanzi ad una scuola, e che evocava esplicitamente rischi di ritorno al fascismo.
Occorre ricordare che la ricostruzione puntuale dei fatti è in corso da parte degli organi di polizia e giudiziari; essi dunque potranno accertare come, prima della rissa e/o dell’aggressione finale – violenta e da condannare – di cui si sono resi responsabili i giovani di un’organizzazione di destra, agli stessi fosse stato impedito di distribuire volantini nei quali si denunciava la tragedia delle foibe e si proponeva l’adesione al proprio movimento giovanile.
Ci chiediamo, quindi, se il primo pericolo per la Democrazia nasca dal libero volantinaggio o da chi invece vuole impedire in tutti i modi la libera circolazione delle idee, anche a mezzo stampa, e i convegni all’interno delle università come è avvenuto alla Sapienza di Roma. I fatti da esecrare sono almeno due: aver impedito agli studenti di destra di manifestare le proprie libere idee ledendone una libertà costituzionalmente garantita, e aver reagito in modo violento contro i giovani di sinistra. I partiti di opposizione al governo ed anche i sindacati si sono scagliati contro una parte sola dimenticando, per primi, il grande valore che consiste nella libertà di espressione e nel diritto di parola, e confermando l’insofferenza per chi esprime posizioni diverse. E non dovrebbero esservi dubbi sul fatto che le foibe sono parte della nostra Storia, una parte da ricordare come prevede esplicitamente la Legge 92 del 2004.
Risulta dunque con tutta evidenza infondato l’allarme di un possibile ritorno al fascismo evocato dalla dirigente scolastica, e ciò non certo perché essa debba essere ritenuta “di parte” in quanto afferente ad una ben determinata area politica; beninteso, occorre ripetere che limitare l’altrui diritto alla parola e alla libera espressione delle idee non è certo un pregio delle società democratiche.
Appare allora assai grave, come ricordato anche da due eminenti docenti universitari, che non già come libera espressione di una idea, ma come atto formale del suo ufficio, su carta intestata del suo Istituto e con il logo della Repubblica Italiana, la dirigente scolastica non solo abbia denunciato un imminente pericolo fascista rispetto al quale non vi è alcuna evidenza empirica (e già questo allarme non giustificato dai fatti è di per sé discutibile), ma abbia anche espresso giudizi moralmente gravi su posizioni culturali e politiche proprie della maggioranza di governo. Nella missiva infatti sono stati presentati come veri e propri disvalori due elementi tematici che sono riscontrabili in generale nella nostra storia fin dal Risorgimento, quello di decantare il valore delle frontiere e onorare il sangue degli avi.
Il suo assunto, totalmente fuori luogo considerato soprattutto lo strumento con cui è stato espresso, è bastato per innescare le prese di posizione di chi non aspettava altro per trovare motivi di contestazione al Ministro Valditara. Questi peraltro ha espresso il suo pensiero nel corso di una intervista e non ha mai evocato alcuna sanzione o provvedimento disciplinare, auspicando invece l’abbassamento dei toni ed anche un contatto con la stessa autrice della lettera.
Non siamo ottimisti sulla manifestazione del 4 marzo, intrisa di pregiudizi e strumentalizzazioni; le minacce di morte al prof. Valditara riferite dal giornalista nel corso della stessa intervista non lasciano presagire niente di buono. Ben che vada questa si svolgerà secondo i canoni rituali di chi l’ha promossa e sostenuta: slogan contro il pericolo fascista, richiesta di dimissioni di Valditara, cori contro il governo Meloni, appelli generici per una scuola democratica, antifascista, antirazzista, eccetera.
Sfugge, naturalmente, che chi va in piazza non può tirarsi maldestramente fuori dalle responsabilità per ciò che non funziona nella Scuola; non vorremmo infatti che fosse proprio questo l’obiettivo: combattere chi finalmente vuole affrontare con determinazione il disagio di educatori, famiglie e studenti, intervenendo in modo radicale per rendere la scuola più organizzata e innovativa, inclusiva per tutti, attenta alla prevenzione della dispersione e al contempo capace di valorizzare i talenti e chi merita; vigile e puntuale nell’accrescere conoscenze e competenze affinando lo spirito critico e la libertà di pensiero di ogni alunno. Una Scuola che torni ad essere quell’ascensore sociale che sostiene chi nasce in famiglie meno agiate, e che tanto ha contribuito alla rinascita dell’Italia negli anni del secondo Dopoguerra e del boom economico.
Forse, spostando l’attenzione su temi strumentali, si vuole bloccare il lavoro che il Ministro Valditara ha solo cominciato a fare. Auspichiamo fervidamente che non vi sia chi, entrato senza merito nel sistema scolastico, abbia dunque paura del Merito. Esprimiamo piena solidarietà al Ministro e al Governo e confidiamo nel ruolo attivo dei sindacati perché, assieme ai diritti di chi lavora, si giunga a tutelare quelli dei discenti, di rado menzionati: questo squilibrio stride infatti fortemente con i principi egualitari da loro tutelati.
Associazione OPPORTUNITÀ E MERITO PER MIGLIORARE LA SCUOLA.
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