A smascherare la narrazione che gli stipendi sono aumentati ci pensa un semplice carrello, quello della spesa. Le famiglie italiane tutte le settimane sono costrette a fare salti mortali per assicurarsi le derrate per coprire l’intera settimana. E negli ultimi mesi se ne stanno accorgendo tutti tranne i media che ogni giorno ci racontano la favola che siamo tutti più ricchi.
Gli stipendi italiani, invece, registrano un calo significativo, con una riduzione media dell’8% rispetto a quattro anni fa. A evidenziarlo sono i dati dell’Istat, che analizzano le retribuzioni contrattuali reali, ovvero al netto dell’inflazione. Nonostante un incremento medio delle retribuzioni del 4% nel marzo 2025 rispetto all’anno precedente, i salari restano inferiori ai livelli di gennaio 2021.
I settori più penalizzati sono quelli dei servizi privati e della pubblica amministrazione, mentre perdite inferiori alla media si riscontrano in agricoltura e industria. Tra i comparti con maggiori aumenti si segnalano l’alimentare (+7,8%), il metalmeccanico (+6,3%) e il commercio (+6,1%). Tuttavia, settori come farmacie private, telecomunicazioni e sanità pubblica non hanno registrato incrementi, determinando una perdita in termini reali.
Nel primo trimestre del 2025, la retribuzione oraria media è cresciuta del 3,9% rispetto allo stesso periodo del 2024, ma l’inflazione continua a erodere il potere d’acquisto dei lavoratori. La situazione evidenzia un quadro complesso per il mercato del lavoro italiano, con profonde disparità tra i vari settori.
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