Redditometro 2.0 – La proposta del viceministro all’economia Leo di reintrodurre una versione aggiornata del redditometro per contrastare l’evasione fiscale ha sollevato un vero e proprio caso politico. Questo modesto tentativo di riportare il paese su un binario di equità tributaria è stato bloccato dalla stessa presidente del consiglio Meloni, mettendo in luce tutte le contraddizioni di un governo che sembra voler ignorare il grave problema dell’evasione fiscale nel nostro paese.
Come ricorda lo stesso viceministro, l’evasione in Italia ammonta a circa 100 miliardi di euro l’anno, cifre da capogiro che compromettono seriamente l’equità e la sostenibilità del nostro sistema tributario. Proprio per questo, il redditometro 2.0 aveva l’obiettivo di arginare questo fenomeno monitorando in modo intelligente e proporzionato il rapporto tra redditi dichiarati e spese sostenute dai contribuenti, per intercettare eventuali discrepanze.
Niente di simile al “Grande Fratello fiscale” paventato da alcuni detrattori, ma uno strumento di controllo mirato e garantista, basato sull’intelligenza artificiale per analizzare granularmente le singole posizioni. Eppure, anche questo minimo tentativo di riportare il paese su un binario di normalità tributaria è stato fermato, mostrando la mediocrità di una classe politica che sembra voler favorire gli evasori anziché tutelare i cittadini onesti.
Proprio come osservava il viceministro, il redditometro servirebbe infatti proprio a proteggere questi ultimi, senza arrecare alcun disturbo a chi già rispetta gli obblighi di legge. Chi si oppone con tanta veemenza a questo strumento, dovrebbe interrogarsi sulle ragioni reali della propria posizione. Un’occasione persa per il governo Meloni, che avrebbe potuto mostrare maggiore coerenza e coraggio nell’affrontare con decisione il marcio dell’evasione fiscale nel nostro paese.
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