Mi domandano spesso il perché con la riduzione del numero degli studenti per effetto della denatalità, si formino ancora classi con 30 alunni, le cosiddette classi pollaio, io preferisco la locuzione classi numerose.
La norma sulla formazione delle classi resta ancora quella voluta dai ministri Gelmini e Tremonti del Governo Berlusconi.
E’ rimasta tale con tutti i governi successivi e resta ancora in vigore con il governo Meloni.
L’unica a porre almeno il problema ma non certo a risolverlo fu la Ministra Lucia Azzolina durante il governo Conte 2. Ovviamente qualsiasi Ministro di qualsiasi Governo su questo problema si dovrebbe scontrare con il vero ministro della scuola che in Italia è il titolare del Mef.
Non importa se i partiti che allorché erano all’opposizione avevano criticato la riforma Gelmini che ricordo si basava su tagli lineari a discipline, a classi, a docenti, a scuole.
La risposta è molto semplice. La definizione dell’organico classe sul diritto e sul fatto costituisce un costo e lo Stato sulla Scuola intende contenere la spesa, inoltre deve perseguire un altro obiettivo quello di ridurre il numero degli insegnanti, delle classi e delle scuole autonome che con termine ipocrita si chiama razionalizzazione della rete scolastica.
Meno alunni, meno classi, meno docenti, meno ATA, meno DS, più risparmio.
Quindi in futuro il decremento del numero degli alunni dovuti a denatalità non corrisponderà affatto alla diminuzione degli alunni nelle classi. Ma semplicemente diiuiranno gli insegnanti, le classi e le scuole autonome.
Anzi il nuovo tipo di insegnamento che si prospetta con il PNRR e che farà un largo uso del digitale ( Scuola 4.0) potrebbe anche far aumentare il numero degli alunni nelle classi.
Il vero obiettivo ripeto è quello di diminuire il numero dei docenti nelle scuole statali di ogni ordine e grado per assumere su un numero molto inferiore al turn over.
Nei prossimi 10 anni andranno in pensione 500.000 insegnanti oggi ultracinquantenni e non certo saranno assunto 500.000 docenti ma forse neppure la metà.
La favoletta raccontataci dal ministro Patrizio Bianchi da Ferrara, ministro dell’istruzione del Governo Draghi di cui alcuni partiti magnificavano l’agenda. che non volle affrontare il problema della modifica della norma Gelmini sulla formazione delle classi, e cioè che il numero degli alunni sarebbe diminuito con il diminuire delle nascite. era appunto una bella favola ad uso di politici, sindacati, insegnanti, famiglie.
Da 60 anni la psicopedagogia ci dice che il numero degli alunni nelle classi è inversamente proporzionale alla qualità dell’apprendimento, ma da 60 anni la politica fa il contrario perché in questo paese la Scuola è vista solo come una spesa e non un investimento per il futuro.
Libero Tassella SBC
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