L’importanza di partecipare attivamente allo sciopero proclamato per il 17 novembre non può essere sottostimata. Questo non è solo un gesto a sostegno della CGIL, ma un atto necessario per difendere i nostri diritti e il nostro futuro.
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Nonostante la mancanza di un forte sostegno da parte della FLC e dei confederali, lo sciopero è essenziale per far sentire la voce delle minoranze interne che lottano per un contratto giusto e dignitoso.
È chiaro che la mancanza di una reazione adeguata da parte dei sindacati non significa che il problema debba essere ignorato. La decisione di proclamare lo sciopero sembra essere solo una mossa per evitare un’umiliante resa, considerando le attuali condizioni del contratto che hanno portato alla sua scadenza imminente senza l’assegnazione di risorse adeguate.
Tuttavia, dietro questa tattica evidente si nasconde un gruppo di attivisti dei confederali, persone oneste e determinate, che vedono nello sciopero un’opportunità per esercitare pressione sui sindacati. Questa azione è fondamentale per proteggere e promuovere gli interessi delle minoranze interne che spesso rischiano di essere ignorate o sopraffatte dalle decisioni delle autorità superiori.
Uno sciopero partecipativo e attivo avrebbe un impatto significativo sul destino del nostro contratto, già in scadenza e privo delle risorse necessarie. Inoltre, la progressiva erosione della Carta del docente, annunciata sin dal 2022 durante il governo Draghi, è una minaccia concreta che richiede una risposta decisa e immediata da parte di coloro che sono direttamente interessati.
Rimanere in silenzio in un momento cruciale poiché questo sarebbe sinonimo di rinunciare ai nostri diritti e ai nostri valori. L’adesione attiva allo sciopero non solo rivendica una maggiore considerazione per i lavoratori, ma dimostra anche la nostra determinazione nel difendere ciò che ci spetta di diritto.
È un appello all’unità e alla solidarietà, un grido per la giustizia e per un futuro più equo e sostenibile per tutti. Il 17 novembre è l’occasione per far sentire la nostra voce e per affermare con determinazione i nostri diritti. Non possiamo permetterci di rimanere in silenzio, ora più che mai.
Matteo T.
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