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Scuola in crisi: la legge di bilancio taglia fondi e delude le promesse di investimento

Il governo taglia la scuola, tagliati gli investimenti e le scuole stesse

La recente proposta di legge sul bilancio ha sollevato una serie di critiche e preoccupazioni per il settore dell’istruzione, con accuse di pesanti tagli e mancanza di investimenti adeguati. L’Istruzione, un pilastro fondamentale per il futuro del paese, sembra essere stata trascurata in questa manovra finanziaria.

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Secondo Irene Manzi, responsabile scuola del Partito Democratico e capogruppo della commissione VII alla Camera, la proposta di legge di bilancio prevede una serie di tagli significativi e una pesante spending review, senza alcun segno di investimenti sostanziali. Questi tagli colpiranno in particolare il budget del Ministero dell’Istruzione, che subirà un disinvestimento progressivo nei prossimi tre anni. Una situazione allarmante, considerando che non sono stati ripristinati i quasi 500 milioni di euro tagliati con la precedente legge di bilancio.

L’elenco delle taglie previste è impressionante: riduzioni significative nel fondo nazionale per il sistema integrato di educazione e istruzione, nel fondo buona scuola per il miglioramento e la valorizzazione dell’istruzione scolastica, nonché nel fondo unico per il welfare dello studente e per il diritto allo studio. Questi sono solo alcuni degli esempi citati da Manzi, che sottolinea come molti altri settori abbiano subito gravi tagli finanziari.

La mancanza di risorse destinate alla lotta contro il carovita e per il diritto allo studio ha suscitato forte rammarico, considerando gli impegni precedentemente annunciati dal Ministero. Manzi ha promesso di lottare con emendamenti al Senato per garantire l’inclusione di misure a favore della gratuità dei nidi e del supporto alla comunità educante.

La situazione si aggrava ulteriormente con la proposta di ridurre le pensioni di molti lavoratori, compresi gli insegnanti, una mossa che va in netto contrasto con le promesse elettorali fatte in passato. Anche le risorse previste per i rinnovi contrattuali, sebbene presenti, potrebbero non essere sufficienti a coprire l’aumento dei costi di vita degli ultimi anni.

Il rilievo principale, tuttavia, è l’atteggiamento generale di disinteresse nei confronti dell’istruzione, che ha portato Manzi e il suo partito a programmare una manifestazione per l’11 novembre, con l’obiettivo di sollevare l’attenzione sulla questione e promuovere una visione alternativa di investimento nel settore. Il futuro dell’istruzione, sembra suggerire Manzi, richiede azioni concrete e investimenti adeguati, piuttosto che tagli e disinteresse.

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