ROMA, 5 maggio 2025 – L’alternanza scuola-lavoro torna sotto i riflettori. Secondo i dati diffusi da INAIL, nei primi mesi del 2025 si sono verificati ben 600 incidenti che hanno coinvolto studenti impegnati nei percorsi formativi in azienda. Un numero preoccupante che riapre il dibattito sulla sicurezza dei ragazzi coinvolti in questi programmi.
La denuncia arriva direttamente dal leader di Alleanza Verdi e Sinistra (Avs), Nicola Fratoianni, che attraverso un post pubblicato sulla piattaforma X (ex Twitter), ha espresso il proprio sdegno per le recenti scelte del Governo: “Per il rapporto Inail nei primi mesi del 2025 sono stati ben 600 gli incidenti denunciati da studenti durante le ore di alternanza scuola-lavoro. Per non parlare delle vittime. E cosa fa il Governo Meloni per la sicurezza degli studenti? Estende l’alternanza ai 15enni… davvero complimenti.”
La risposta dell’Esecutivo non sembra andare nella direzione auspicata dalle famiglie e dagli esperti del settore educativo. Invece di potenziare i controlli, migliorare la qualità dei percorsi formativi e garantire ambienti sicuri, il Governo guidato da Giorgia Meloni ha annunciato l’estensione dell’alternanza anche agli studenti di 15 anni, generando forti polemiche tra le forze politiche di opposizione e le associazioni studentesche.
La questione tocca un nervo scoperto della scuola italiana: il bilanciamento tra formazione teorica e pratica deve necessariamente passare per il rispetto delle norme sulla safety e sulla dignità del lavoro minorile. Gli infortuni – alcuni dei quali molto gravi – evidenziano una falla nel sistema che non può essere ignorata.
L’alternanza scuola-lavoro, introdotta con l’intento di offrire agli studenti un primo approccio con il mondo del lavoro, rischia sempre più di trasformarsi in una zona grigia, priva di adeguate tutele. A fronte di ciò, cresce la richiesta di una riforma urgente e strutturale del programma, che metta al centro la sicurezza degli studenti e la qualità formativa delle esperienze proposte.
È giunto il momento, secondo molti osservatori, di chiedersi: è davvero questa la scuola che vogliamo per i nostri giovani?