HomeScuolaBuono pasto agli ATA e ai docenti è già realtà

Buono pasto agli ATA e ai docenti è già realtà

Il buono pasto per i docenti e per il personale ATA non viene mai contemplato, né dal governo e né dai sindacati, perchè?

Nell’ombra del sistema educativo nazionale, un’ingiustizia eclatante rimane celata agli occhi del pubblico: mentre altre categorie godono del diritto ai buoni pasto, i docenti e il personale ATA vengono sistematicamente ignorati. Lamentano di essere gli ultimi nella fila degli appoggi e dei privilegi, respinti da un sistema che sembra non tener conto delle loro esigenze primarie.

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Il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro, pilastro normativo per i lavoratori della Scuola, sembra non contemplare il diritto fondamentale a un pasto garantito. Un’assurdità incrollabile che persiste, ignorando le necessità basilari di coloro che quotidianamente si dedicano all’istruzione delle giovani menti.

Docenti ed ATA, a Trento viene erogato il buono pasto

Ma, in mezzo a questa bufera di negligenza, spunta un’isola di giustizia inaspettata: la Provincia Autonoma di Trento. Qui, in uno scenario paradisiaco di montagne e paesaggi mozzafiato, i docenti e il personale ATA hanno finalmente ottenuto ciò che spetta loro di diritto. Buoni pasto dal valore di 6 euro risplendono come un faro di speranza in un mare di privazioni.

Tuttavia, questa vittoria apparente non è priva di restrizioni. I buoni pasto devono essere utilizzati esclusivamente nel giorno in cui si presta servizio, limitando la loro portata eccessivamente. Ma perché questa svolta è avvenuta solo in Trentino e non altrove?

La risposta si cela nella gestione autonoma della Scuola da parte delle Province autonome di Trento e Bolzano, che trattano i loro dipendenti con una considerazione e un rispetto che sembrano sconosciuti altrove. Qui, i docenti e il personale ATA non sono solo dipendenti, ma esseri umani riconosciuti e valorizzati per il loro impegno.

Provincia autonoma, non solo buoni pasto

L’autonomia provinciale permette non solo l’assegnazione di buoni pasto, ma anche altri vantaggi che restano un miraggio per molti altrove. Un assegno mensile aggiuntivo di circa 200 euro, oltre allo stipendio concordato, rappresenta un riconoscimento tangibile del lavoro prezioso svolto dai docenti e dal personale ATA.

Ma la questione non si esaurisce qui. C’è un’altra sfida da affrontare: quella fiscale. I buoni pasto, elettronici o cartacei che siano, sono soggetti a regolamenti complessi. La legge di bilancio del 2020 ha stabilito l’esenzione fiscale per i buoni pasto elettronici fino a un massimo di 8 euro, mentre per quelli cartacei l’importo è stato ridotto a 4 euro. Un intricato labirinto normativo che rende ancora più difficile la battaglia per un pasto dignitoso.

Nonostante ciò, almeno nella Provincia Autonoma di Trento, un raggio di speranza brilla per i docenti e il personale ATA, offrendo un piccolo assaggio di giustizia in un mondo altrimenti ingiusto e indifferente. Questa luce deve servire da faro per una battaglia più ampia, perché il diritto al pasto non è solo un bisogno, ma un diritto inalienabile di coloro che lavorano per il bene della società.

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