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Classi pollaio. Gli inesperti d’aula non le vedono. Il personale scolastico le sperimenta e ne indica il loro superamento

Classi numerose, la realtà presenta tante sfumature

Classi numerose. Non sono poche, come spesso affermato dagli inesperti d’aula (C. Cottarelli, A. Gavosto…).

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I veri esperti (gli insegnanti) di questa iattura pedagogica, mai chiamati però a riferire in televisione, vivono la pesantezza dell’affollamento delle aule. I tanti racconti confermano una presenza diffusa e fastidiosa. Ogni situazione, ovviamente presenta le sue sfaccettature L’ultima è questa (Fonte ANSA: ” Con lo spruzzo di uno spray al peperoncino a scuola sei persone (cinque studenti e un insegnante) sono finiti all’ospedale per essere medicati.

E’ successo, come riporta la Gazzetta di Parma, all’istituto professionale intitolato a Primo Levi, in città.

Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, intervenuti al 118, l’episodio sarebbe successo all’intervallo, quando alcuni studenti hanno cominciato a sentire bruciore agli occhi al bar della scuola. Uno dei responsabili è stato individuato“.

Nel caso specifico la complessità è un elemento non di poco conto e declinato nel disagio giovanile. La condizione non riguarda solo i ragazzi, ma anche i bambini che soffrono di ansia da prestazione, insicurezza… Ora queste particolarità non sono evidenziate dagli inesperti di aula, i quali ragionano con numeri, percentuali e statistiche. Da qui la tecnicalità, espressione utilizzata dall’ex Ministro Bianchi.

La soluzione è sempre la stessa

Le situazioni riferite, quindi sono diverse. La soluzione prospettata da chi è prossimo al problema, però è sempre la stessa: abrogare le classi pollaio. La conferma proviene dal D.S. dell’istituto coinvolto nel caso citato.

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Si legge:  “Nella nostra scuola – racconta il preside Federico Ferrari – i problemi sono al biennio, da un po’ di anni i ragazzi di 14-15 anni sono ‘imbizzarriti’. Noi cerchiamo di tenerli dentro, includerli, perché abbiamo la consapevolezza che se li allontaniamo con sospensioni e bocciature, spesso l’alternativa è solo la strada. Una possibile soluzione sarebbe avere classi meno numerose, con venti ragazzi anziché trenta. Prime con 30-32 alunni sono poco gestibili anche da parte di insegnanti bravissimi come quelli che abbiamo qui”

Gianfranco Scialpi

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