Gentile Redazione,
scrivo per porre all’attenzione della vostra testata una delle più grandi contraddizioni del nostro sistema scolastico, che da anni penalizza migliaia di insegnanti precari. Si riempiono discorsi e convegni con la parola merito, come se fosse una bandiera da sventolare quando si parla di giovani docenti, ma poi, nei fatti, si calpesta il valore dell’esperienza, della competenza e della costanza dimostrata sul campo.
Chiedo allora: se davvero si pretende il merito, perché non si stabilizzano quei docenti che da tre, cinque, a volte dieci anni portano avanti con serietà e dedizione l’insegnamento nelle nostre scuole, spesso in condizioni difficili, e che hanno anche superato concorsi a cattedra, risultando idonei?
È paradossale che l’Amministrazione continui a bandire nuove procedure concorsuali senza prima valorizzare e assumere chi ha già dimostrato di possedere requisiti di professionalità e preparazione. Parliamo di persone che sono già inserite nei meccanismi della scuola, conoscono gli alunni, lavorano nei consigli di classe, partecipano agli scrutini e ai progetti, e sono spesso un punto di riferimento per studenti e colleghi. Perché questa sistematica emarginazione?
Siamo stanchi di essere considerati “tappabuchi”, utili solo quando servono e poi messi da parte. Serve una scelta politica chiara, giusta, rispettosa: immettete subito in ruolo gli idonei con anni di servizio.
Basta con l’ipocrisia, basta con le promesse disattese. Il merito non può essere un pretesto per l’esclusione, ma deve diventare finalmente riconoscimento concreto di un lavoro svolto con passione e sacrificio.
Con fiducia,
M.M.
Docente precario/a con anni di servizio alle spalle
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