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Educare alla legalità – Radici di Memoria I° e II° volume  a cura di  Barbara Gagliardi

Educazione alla Legalità, il comunicato stampa

Nella meta-lezione sulla molteplicità di “Lezioni Americane”, Italo Calvino sostiene che il mondo è un complesso di relazioni da immaginare come un gomitolo da srotolare.

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Ogni filo rappresenta la propria unicità ed è, al tempo stesso, problema e soluzione. Molteplicità è diversità di approcci, discipline e culture. L’insegnamento, oggi, viaggia in questa direzione e si lascia alle spalle l’idea di percorsi formativi che procedono in verticale a favore di quelli che si muovono in orizzontale.

Educare alla legalità è una vera e propria frontiera del percorso formativo e complessivo che ogni insegnante deve garantire ai propri alunni: dignità personale e sociale, libertà individuale e collettiva, solidarietà e sicurezza sono gli obbiettivi da perseguire partendo dalla consapevolezza che i valori della democrazia, il rispetto delle leggi e l’esercizio dei diritti non richiedono un atteggiamento acritico e passivo, ma nascono dalla reciprocità di comportamenti acquisiti, perseguiti e da tutelare nel tempo e nei luoghi di tutto l’arco della nostra vita.

Con l’emergenza del fenomeno mafioso, il magistrato Rocco Chinnici, è il primo a portare la propria testimonianza nelle aule scolastiche; incontra professori e studenti; partecipa a dibattiti e tavole rotonde e porta esempi di casi concreti parlando apertamente di mafia. Credeva che i ragazzi dovessero e potessero difendersi cambiando mentalità e avrebbero potuto farlo solo con un adeguata formazione ed informazione: “Tagliare le basi sociali del reclutamento”, sosteneva, “significa recidere le radici stesse dell’organizzazione (…)”.

“Educare alla legalità” è, pertanto, un patto sociale con le istituzioni per garantire una convivenza equilibrata e pacifica fra gli individui; è tutelare l’ambiente a vantaggio delle condizioni economiche, naturali e storiche. Per quanto riguarda l’approccio metodologico, le primissime esperienze, consistevano nelle attività “del guardar da fuori”, ossia nella realizzazione di cineforum o di incontri con esperti, a carattere prevalentemente informativo, ma, a fronte del rischio di favorire atteggiamenti di delega dell’impegno a chi apparisse “in prima linea”, ci si è orientati anche e soprattutto per attività “del guardarsi dentro”: un coinvolgimento attivo, nel quotidiano, che consiste nell’attuazione delle pratiche democratiche all’interno delle relazioni interpersonali.

Oggi, si ricorre a ricerche sul territorio, scambi culturali e gemellaggi, laboratori sulla gestione del conflitto, attività sull’autogestione cooperativa fino a forme di partecipazione attiva dei ragazzi alla vita culturale e politica del territorio. Guardando in questa prospettiva, gli alunni della I, II e III D dell’IC Rende Quattromiglia, con la collaborazione della loro insegnante di italiano, la prof.ssa Barbara Gagliardi, hanno curato la seconda edizione di “Radici di Memoria 2”, un mini book sulla legalità che tratta, attraverso racconti, riflessioni e vignette, i complessi anni di piombo in Calabria.

La Calabria, in quegli anni, fu un crocevia di trame misteriose sulle quali c’è ancora poca chiarezza. Nell’introduzione a “Radici di Memoria 2”, la prof.ssa Barbara Gagliardi, parte dal disastro ferroviario di Gioia Tauro: il 22 luglio del 1970, la Freccia del Sud, il direttissimo Torino-Palermo, stracolmo di emigranti, deragliò a settecentocinquanta metri dalla stazione di Gioia Tauro. Persero la vita sei persone delle quali cinque erano donne.

L’evento venne addebitato ad un incidente, ma, nel 1993, durante il processo di mafia “Olimpia 1”, il pentito Giacomo Lauro, confessò al giudice Vincenzo Macrì dell’esistenza di una base operativa dell’‘ndrangheta nei pressi di Tropea e di uno strano incidente stradale nella notte fra il 26 ed il 27 settembre del 1970 a pochi chilometri da Roma: nell’incidente, moriranno cinque anarchici calabresi, fra i quali un giovane militante di sinistra di Cosenza, Luigi Lo Celso.

Uno di loro, qualche giorno prima di morire, avrebbe rivelato agli inquirenti che si stavano recando a Roma per consegnare un dossier di scomode verità sul deragliamento di Gioia Tauro: esistevano, forse, le prove che non si era trattato di un incidente, ma di un attentato mafioso.

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Del dossier, ovviamente, non si trovò mai traccia alcuna e, del processo “Olimpia 1”, rimangono due verità: quella storica e quella giudiziaria. Risale allo scorso anno scolastico la prima edizione di “Radici di Memoria 1” sugli anni di piombo in Italia: entrambe le edizioni sono il frutto di un lavoro di ricerca e scrittura che i ragazzi sentono di dover condividere. Per questa ragione, il 23 aprile, hanno presentato i due mini-book al Festival del Libro presso il “Parco Acquatico-Santa Chiara” di Rende e, il 26 maggio, hanno partecipato ad una “tavola rotonda” organizzata nell’ambito di “RAdio PI” dagli alunni della V C del Liceo Scientifico “Pitagora” coordinati dalla prof.ssa di storia e filosofia, Teresa Morcavallo.

Barbara Gagliardi_UFFICIO STAMPA IC RENDE QUATTROMIGLIA.

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