HomeScuolaIL FENOMENO DEI DOCENTI YOUTUBER, QUANTO GUADAGNANO?

IL FENOMENO DEI DOCENTI YOUTUBER, QUANTO GUADAGNANO?

Cresce il fenomeno dei docenti youtuber, ma quanto guadagnano?

Nell’era dei social gli youtuber nascono come funghi e quelli che si rivolgono ai più giovani hanno quasi tutti una caratteristica che li accomuna: la spettacolarizzazione.

Leggi anche: Pensioni, Cedolino INPS settembre 2023, ecco di quanto aumenta la pensione, la tabella

E quando il web diventa spettacolo e lo spettacolo altera i connotati della comunicazione, la linea di demarcazione tra la serietà ed il faceto, tra il vero e il falso diventa impercettibile. A questo tipo di fenomeno, che caratterizza la nostra epoca, non si sottrae nemmeno la scuola. I nostri ragazzi nascono con lo smartphone ed i social diventano subito la loro una primaria fonte di interazione comunicativa se non, purtroppo per alcuni, l’unica forma.
I social hanno come loro punto di forza l’interconnessione con YouTube e se sono il linguaggio corrente dei giovani di oggi il diventare youtuber diventa per alcuni di loro uno dei tanti sogni nel cassetto. Ovviamente questo non vale per tutti i giovani ma comunque una loro parte significativa. Per molti essere uno youtuber vuol dire avere l’aspirazione di diventare un polo attrattivo per raggiungere quante più persone è possibile, a volte per interagire genuinamente con una vasta platea virtuale, ma molto spesso al fine di ottenere un’affermazione personale, non sempre disinteressata. Questo perché YouTube riconosce ai suoi creators compensi che possono arrivare anche a 5 dollari per ogni 1.000 visualizzazioni del video. Di conseguenza, ad esempio, per un video con 10.000 visualizzazioni lo youtuber guadagna circa 50 euro, per un video con 100.000 visualizzazioni 500 euro, e così via. Più hai visualizzazioni più guadagni.

Allora su YouTube troviamo di tutto: i promotori commerciali, quelli che ti aiutano in tutte le piccole riparazioni domestiche, i rimedi salutari della nonna, le cose da vedere se vuoi fare una gita, ricette di cucina, promozioni di gadget e via dicendo. Non manca proprio nulla. Da questa tendenza di trasformare notizie, persone ed eventi in un circo mediatico non viene risparmiato nessuno, dalla prima infanzia alla vecchiaia.

Nemmeno i docenti sono rimasti immuni da questo fenomeno, anzi col passare del tempo diventano sempre più numerosi i docenti-youtuber. Per lo più sono docenti relativamente giovani, che già appartengono ad una scuola dove la digitalizzazione e l’uso delle tecnologie della comunicazione fanno parte del loro lessico quotidiano. Non metto in discussione l’utilità di questo diffusissimo e importante canale di comunicazione-informazione perché, a fianco di cose futili se non devianti, troviamo tematiche di grande utilità ed interesse, e quelle relative alla scuola appartengono a queste ultime. Ma non solo, su YouTube possiamo seguire le coinvolgenti lezioni di storia di Alessandro Barbero; dello psichiatra, sociologo, educatore, saggista, Paolo Crepet; del filosofo, saggista e psicoanalista Umberto Galimberti; del fisico, saggista e divulgatore scientifico, Carlo Rovelli, e tanti altri. Ed ancora YouTube torna molto utile per seguire le guide per fare correttamente una domanda, che sia essa inerente la scuola o meno, e, in generale, come operare correttamente in rete.

La domanda è perché una lezione sulla stessa tematica trattata su YouTube da due persone (docenti) diverse ottiene un numero di visualizzazioni molto distanti tra loro? Quali sono i fattori che influenzano tale scelta? Forse la chiarezza espositiva? Forse l’essere una persona già famosa? Forse l’essere una persona empatica? Oppure semplicemente perché si riesce a creare uno spettacolo intorno a ciò che si tratta? E’ innegabile che nell’ambito comunicativo di YouTube la spettacolarizzazione è una delle condizioni predominanti per richiamare l’attenzione su di sé.

Perché la scuola, da quando è entrata in vigore l’autonomia scolastica, non ha lasciato perdere sempre di più i contenuti essenziali delle singole discipline per dare spazio alle vetrinette autoreferenziali proprio attraverso i media? Quella che una volta era la sola festa di fine anno scolastico, al fine di lasciare un’impronta del proprio vissuto scolastico, ora si è affiancata alle tante manifestazioni che si svolgono durante l’anno scolastico e alla miriade di progetti a fondo perduto, in altre parole è autoreferenzialità tutto l’anno.

Diventa quindi naturale che alcuni docenti, oggi sempre più numerosi, hanno come loro punto strategico per l’autoreferenzialità le famose lezioni sul canale di YouTube. Ma alcuni vanno anche oltre.

Un recente fatto di cronaca ci narra di un professore di 55 anni di elettronica che sul web insegnava l’amore. O meglio l’ingegneria dell’amore. Purtroppo per lui la guardia di finanza gli contestava la mancata dichiarazione di 360 mila euro, guadagnati come youtuber. “La sua seconda colpa era l’assenza di qualsiasi autorizzazione da parte della scuola, per un’attività che svolgeva da circa 10 anni e che gli procurava decine di migliaia di followers per un totale di 37 mila video pubblicati. Sui cinque canali diversi che aveva messo in piedi sulla piattaforma digitale, dispensava consigli sull’amore, la seduzione, su come conquistare il partner”.

Ma diventare uno youtuber molto seguito non è da tutti. Ci vuole estro, fantasia e capacità comunicativa, in buona sostanza essere un polo attrattivo, e fare spettacolo è funzionale a tutto ciò.
“La società dello spettacolo rappresenta lo scenario principale dell’educazione contemporanea, che è caratterizzata dalla frammentazione e dalla molteplicità all’interno di specifici tendenze culturali. Queste tendenze sono: l’individualismo, il consumismo, la globalizzazione, la tecnofilia, l’egemonia di internet, la democrazia della fama, l’attenzione ai giovani, la prevalenza e il significato dominante attribuito ai mass media”. (La comunicazione spettacolarizzata: una riflessione pedagogica tra Debord e YouTube) di Emanuele Isidori.

Non metto in discussione il metodo adottato dai docenti-youtuber perché non esiste un metodo migliore in assoluto. L’importante è che questa libertà di insegnamento si attenga ai parametri previsti dalla nostra Costituzione.

Chiediamoci piuttosto cosa è cambiato nel modo di insegnare in questi ultimi 50 anni? Tecnologie a parte, nulla. Nulla perché la comunicazione verbale è sempre la stessa, da secoli. Il metodo appartiene a ciascuno di noi ed è talmente personale da non potersi ridurre ad un semplice clichè precostituito. Anche 50 anni fa, tanti docenti spiegavano la Fisica allo stesso modo di un notissimo docente-youtuber odierno, che ha già raggiunto picchi di oltre 2 milioni di visualizzazioni in pochi mesi, e ancora oggi lo fa la stragrande maggioranza di essi. E non potrebbe essere diversamente perché la Fisica, per sua natura, è sperimentale e dimostrativa tant’é che esiste il Laboratorio di Fisica. Soltanto che quelli di 50 anni fa non avevano a disposizione i social e moltissimi di quelli di oggi non amano esporsi in rete. Ai fini comunicativi la differenza tra gli uni e gli altri sta solo in questo: i primi avevano 50 follower (i propri alunni), i docenti youtuber possono arrivare ad una platea di follower di centinaia di migliaia di persone, anche di persone completamente disinteressate sugli argomenti veicolati ma semplicemente attratte dalla spettacolarizzazione del suo promoter.
Allo stesso modo tanti giovanissimi youtuber riescono ad ottenere milioni di visualizzazioni per trasmettere concetti banali ma che hanno dalla loro parte una forte teatralità rappresentativa. Quanto amore disinteressato ci sia nel voler veicolare a tutti determinati messaggi, e nel caso dei docenti-youtuber conoscenze disciplinari, e quanto amore per se stesso e/o interesse economico ci siano dietro questo nuovo fenomeno delle lezioni su YouTube non è dato sapersi.

Di sicuro c’è che sui social si trova di tutto e ognuno è libero di seguire i “performer” che più gli si confanno. Non c’è quindi da meravigliarsi che appartengono al mondo dello spettacolo e del divertimento gli yotuber più seguiti dai ragazzi. Ed è diventato un idolo perfino lo Chef Ruffi, che proclamandosi addirittura chef stellato, se non il migliore al mondo, in buona sostanza dissacra la cucina e mette a repentaglio la salute di chi si azzarda a preparare le sue ricette. Oppure digitare su YouTube “Magici esperimenti da fare a casa” per vedere un video di giovanissimi youtuber, appena preadolescenti, che in soli 3 anni hanno già avuto 3.200.000 visualizzazioni. Questo è l’esempio emblematico che mostra come sui social quello che attrae è anche, e soprattutto, il personaggio in sé e non tanto la bontà dei contenuti che veicola. Queste caratteristiche non risparmiano nemmeno i docenti che fanno lezioni in video giacché è fin troppo evidente che il successo mediatico favorisce molto di più chi spettacolarizza la sua lezione che non il docente che fa lo stessa lezione ma in modo piuttosto serioso, comunque non avrebbe lo stesso seguito, basta verificarlo in rete, ora. E qui voglio solo ricordare, uno per tutti, il bravissimo Valerio Rossi Albertini.

Il problema serio è che queste lezioni estemporanee ed il modo di fare lezione di alcuni di questi docenti-youtuber, specialmente quando hanno un grandissimo successo tra i giovanissimi, possano essere assunte a dogma facendo passare quasi come superato il lavoro onesto, professionale e serio di tanti altri docenti che lavorano nell’anonimato delle proprie aule. Specialmente quando questi docenti-youtuber vengono invitati nei salotti televisivi, nelle scuole, alle mostre, alle inaugurazioni tanto da trasformarli da semplici presunti esperti della propria disciplina a onniscienti di tutte le tematiche scolastiche.

C’è una forte contraddizione in questo: da una parte si invoca la scuola partecipativa in cui l’alunno e l’insegnante interagiscono in presenza, superando così la lezione frontale, quella cattedratica per intenderci; dall’altra parte si enfatizzano le lezioni di alcuni docenti-youtuber che non hanno nulla di tutto questo, anzi si rivolgono ad un pubblico virtuale, senza alcun tipo di interazione, ovvero la lezione frontale e cattedratica per eccellenza. Eppure la didattica delle lezioni in video tout court (DAS), nata per necessità in tempo di Covid, è stata prima valorizzata ed auspicata come nuovo modo di fare scuola, per essere poi bocciata per gli evidenti limiti che ha manifestato.

Allora come nasce la popolarità in rete? La matrice è sempre la stessa: quello che colpisce di più sui social è il personaggio e lo spettacolo che riesce a costruire intorno a sé ancor prima di enunciare un concetto alla portata di tutti. La scuola diventa così spettacolo e lo spettacolo fa scuola. Non viviamo forse nell’epoca dell’apparire più che dell’essere? Questo lo sanno benissimo tutti gli youtuber. Essere un “personaggio”, nel circuito mass mediatico, è fondamentale. E non si è personaggio se non ci si distingue dalla massa con il proprio modo di fare, di essere e di apparire. YouTube ne è la dimostrazione.

Angelo Pepe

InformazioneScuola  grazie alla sua seria e puntuale informazione è stata selezionata dal servizio di  Google News , per restare sempre aggiornati sulle nostre ultime notizie seguici tramite GNEWS andando su questa pagina e cliccando il tasto segui.

Iscriviti al gruppo   Telegram: Contact @informazionescuola

 

Iscriviti alla nostra  pagina Facebook .

Seguiteci anche su  Twitter

Incarichi e supplenze 2023/24 dal 21 agosto si parte con le nomine

informazione scuola telegram

Informazione Scuola, le Ultime Notizie della Scuola in un click.

POTREBBE INTERESSARTI ANCHE...

altre news