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La triste storia di una maestra appassionata

Pubblichiamo su InformazioneScuola una lettera di sfogo di una maestra appassionata che – come tante – ha subito un torto da chi dirige la scuola dove lei lavora. Per ovvi motivi – anche se la testimonianza è pubblica con tanto di nome e cognome su un gruppo Facebook – non riportiamo le generalità e nemmeno il nome della scuola, ma ci piacerebbe che altri che vivono situazioni simili le raccontassero alla nostra Redazione allo scopo di fare emergere quanto accade nelle scuole e per dar forza a chi su queste pagine ha chiesto il licenziamento per mobbing dei DS poco corretti.

Una storia da ricordare

fondazione agnelli, la sua classifoca

Sono figlia dei programmi dell’85 che mi hanno formata e appassionata. Hanno acceso in me la fiamma e la voglia di insegnare portandomi a creare quell’ambiente di apprendimento e quella comunità democratica, accogliente e solidale di cui erano fautori. Ho sempre guardato i miei alunni negli occhi insegnando loro ad essere autentici. Ogni mio alunno non ha mai avuto timore di esprimersi e spesso, sbagliando, ha imparato con grande serenità e sostegno da parte mia. Non è autocelebrazione, credetemi. Voglio evidenziare il grande rispetto che ho sempre avuto per i bambini ai quali ho sempre creduto, qualsiasi sia stato il potenziale e l’ambiente d’appartenenza.Ogni mattina era una gioia incontrare 20 o più alunni, perché essi accendevano la fiamma del mio cuore, coloravano quella giornata con i loro perché, i loro dubbi, le loro curiosità…
Sì, parlo al passato perché adesso non è più così. Mi è stato spento il cuore.

Tutta colpa della buona scuola?

Non credo, direi dell’uso distorto e “ad personam” che alcuni dirigenti, sostenuti da collaboratori ad “hoc” ne fanno.
Credo di essere stata vittima di azioni di un vero e proprio mobbing. Dopo anni di insegnamento in questa “cara e bella scuola”, tra incarichi, responsabilità varie e insegnamento autentico, pensa un po,’ mi ammalo e a metà anno scolastico devo assentarmi, mio malgrado.
(Mai mi ero assentata perché per fortuna, avevo goduto fino ad allora, di buona salute).
Risolvo in parte i miei problemi in estate con un delicato intervento.
E…dopo il danno anche la beffa! Mi ritrovo anche soprannumeraria e trasferita in altra scuola della provincia. Ma scopro, dopo un’attenta analisi che avevo subito un’ingiustizia: nella mia scuola arriva da fuori provincia, un’altra insegnante su un posto di lingua. Io, più della stessa avevo diritto ad occuparlo.
Faccio ricorso e lo vinco. Ad anno inoltrato, gennaio 2016, arrivo finalmente nella mia scuola; è certo che io non mi aspettavo la festa ma perlomeno un’accoglienza civile e democratica. Sento invece una freddezza e un fastidio che anche le pareti di quella scuola rivelano. Il DS mi manda in un plesso periferico a rischio dove io, tanti anni prima, avevo fatto la mia gavetta. Ma non ero per niente spaventata anzi…ho sempre dato di più a chi a meno!
Finisco dignitosamente l’anno scolastico e quei bambini ( li chiamo così volutamente e non alunni) rimangono nel mio cuore perché anche loro ho guardato negli occhi e lo sa solo Dio, di quanta comprensione, sostegno e affetto avevano bisogno…
A settembre mi cade il mondo addosso. Mi convoca il mio DS affermando che per il mio bene, mi consiglia di andare nel Plesso più periferico dell’istituto, a 10 km di distanza e dove esiste solo una pluriclasse di 12 bimbi (ora solo 9).
(Avevo insegnato anche lì all’inizio della mia carriera). La mia reazione chiaramente non è stata delle più belle e chiedendo la motivazione di quella scelta, mi si dice che lei, come DS non poteva rischiare di perdere un’altra volta un insegnante di una classe numerosa. Nel frattempo ha trasferito dal plesso periferico, in cui l’anno precedente ero stata, al plesso centrale, tre insegnanti che le avrebbero assicurato a suo parere, continuità e un buon numero di iscritti!!!
Dimenticavo che già io avevo ottenuto la certificazione della 104 che mi rendeva immune dall’ essere soprannumeraria!!!

A voi l’ardua sentenza…

Ho insegnato a quei bambini, li ho amati, rispettati e guardato negli occhi come tutti gli altri. Ancora oggi sono li, chiedendomi continuamente “perché”? Il cuore mi duole non perché insegno a pochi bimbi che ne hanno diritto, ma perché io, assieme ai miei due colleghi, di cui una mia sorella che quest’anno ha subito la mia stessa sorte (guarda caso) dopo 20 anni d’insegnamento nel Plesso centrale, siamo stati posti nel dimenticatoio senza alcun rispetto né per gli alunni né per gli insegnanti. Soffocati dalla lontananza, dall’indifferenza, dal silenzio e dai veleni della “CORTE”, cerchiamo di allietare i giorni di scuola che quei bimbi devono vivere serenamente e costruttivamente.
“Non ti curar di loro ma guarda e passa”, loro è questo che hanno fatto e continuano a fare a noi annullando così tutti quei valori di cui la scuola deve essere rappresentante:accoglienza, solidarietà, rispetto,legalità ,inclusione…
Non è uno sfogo ma un’ attenta analisi che voglio condividere e socializzare perché tutti possano capire quanta invidia, diffidenza e cattiveria possa esserci in un ambiente di lavoro e inoltre perché, il silenzio non giova a chi subisce i soprusi ma a chi li fa!!!
Grazie per aver letto

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